Roma, 10 Maggio 2014, quattordicesima edizione italiana della Million Marijuana March per inaugurare l’era dell’UMANOPOLIO; il monopolio degli umani sui beni comuni, patrimoni della umanità non cedibili ai mercati.
Nelle strade di Roma, come in centinaia di città nel resto del mondo, per:
- la fine della persecuzione delle persone che utilizzano sostanze rese illecite dal proibizionismo
- il diritto all’uso terapeutico immediato per i pazienti che necessitano della cannabis
- il diritto a coltivare liberamente una pianta che è un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all’umanità intera.
In questo momento storico, in cui si ridefiniscono, non solo a livello nazionale, gli equilibri economici e politici del pianeta, è chiaro che l'”alta” finanza, le multinazionali farmaceutiche e del tabacco puntino al controllo globale del mercato della Cannabis attualmente gestito dalle mafie, per sottrarre ancora una volta la Pianta a tutta l’umanità.La spinta verso nuovi e fertili terreni di investimento cui sono costrette le multinazionali del tabacco, in seguito alle numerose class-action perse, e l’apertura culturale e intergenerazionale alla cannabis, ormai radicata da decenni nei costumi planetari, rende la Cannabis una merce appetibile per gli affari di questi colossi finanziari.
É pertanto necessario sottrarre il monopolio della produzione, importazione e distribuzione alle narcomafie ed impedire l’affidamento alle multinazionali farmaceutiche e del tabacco: nessun monopolio per la Cannabis bene comune!
L’unica strada che possiamo e dobbiamo percorrere è reclamare la libertà di coltivare le nostre piante come diritto naturale, inalienabile e non cedibile ne trattabile.
Un avanzamento, questo, che si rende necessario non solo sul piano economico-finanziario, ma anche su quello legislativo.
La recente cancellazione della Fini/Giovanardi per incostituzionalità, con le odiose tabelle quantitative e i bassissimi limiti oltre i quali si era automaticamente considerati spacciatori e condannati ha sicuramente determinato una riduzione del danno.
Un danno che rimane però ancora alto, che non ci basta ridurre ma dobbiamo azzerare perché invasivo nelle vite delle persone, delle quali limita libertà e diritti, perseguendole oltre che penalmente anche amministrativamente con sanzioni che ne annullano i diritti di cittadinanza.
Un danno che è ancora altissimo per tutte le persone ingiustamente condannate e private della libertà personale, ammassate in gabbie oltre i limiti della decenza (limiti che un paese che si definisce civile dovrebbe rispettare), in condizioni carcerarie disastrose per le quali a breve, dopo numerosi richiami della Comunità Europea, l’Italia sarà sanzionata.
Per tutte queste vittime del proibizionismo detenute sulla base di una legge incostituzionale, che non sarebbero finite in galera con l’attuale DPR 309/90 e che sono ancora in gran parte detenute in attesa che vengano ricalcolate le pene, chiediamo giustizia immediata!
Inoltre la attuale legge, il DPR 309/90, ha 24 anni ed è anche essa radicata in un proibizionismo fuori dal tempo e dal contesto storico, troppo indietro rispetto al sentire diffuso nella società e ai suoi bisogni mutati assieme ai costumi.
Nella attuale situazione è necessario e irrimandabile avanzare verso politiche altre, con approcci totalmente diversi al fenomeno della assunzione di sostanze che il proibizionismo trasforma in problema sociale, giudiziario e di ordine pubblico.
Ci riconosciamo nella “Carta dei diritti delle persone che usano sostanze – Genova 2014”, che consideriamo una sorta di “Costituzione” entro la quale e non oltre dovrà muoversi chi vorrà legiferare in materia senza calare leggi dall’alto e contro il sentire delle persone da queste leggi
interessate.
Chiediamo inoltre l’abolizione del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) che arroga a sè, espletandole con un furore ideologico e un accanimento degno della peggiore propaganda proibizionista, funzioni che dovrebbero essere molto più pragmaticamente di competenza dei ministeri della salute, della giustizia e delle politiche sociali.
Per tutti questi motivi, per rivendicare l’avanzamento possibile e necessario, per reclamare diritti e respingere persecuzioni, per combattere i monopoli e i loro affari truffaldini, come sempre contro mafie e multinazionali, la Million Marijuana March tornerà in piazza a Roma, con la sua immensa e festante folla per la quattordicesima edizione consecutiva il 10 maggio 2014.
Come nel nostro solito stile riempiremo la March e le giornate precedenti di contenuti che svilupperemo in workshop e seminari di approfondimento.
Ribadiamo per l’ennesima volta il nostro storico antagonismo alle destre e alle loro molteplici declinazioni liberiste, anche mascherate: il proibizionismo è figlio del liberismo per quanto riguarda la privatizzazione dei beni comuni ed è figlio del fascismo per la parte persecutoria, razzista e moralista, che colpisce e discrimina i cittadini per le loro libere e intime scelte personali.
Sarebbe quindi un controsenso inaccettabile per noi che lo viviamo sulla nostra pelle non tenerne conto, il proibizionismo e il suo contrasto non sono temi apolitici come vorrebbero farci credere e
bisogna decidere da che parte stare.
Il proibizionismo sulla cannabis è stato il primo fenomeno della globalizzazione, inventato negli USA nel ’37 e esportato a macchia d’olio nel resto del mondo, dimostrandosi un formidabile strumento di repressione e ricatto di massa come null’altro, grazie al quale si negano diritti civili, patria podestà dei figli, patente e passaporto, lavoro e dignità e grazie al quale sono possibili TSO ed è possibile interdire persone e dichiararle non in grado di intendere e volere rinchiudendole in reparti psichiatrici.
Le sostanze illegali sono la maggiore fonte di arricchimento per le mafie che riempiono i caveau delle banche, controllano governi che promulgano leggi proibizioniste che tutelano i loro affari, si finanziano le guerre e interi stati sono controllati da narcogoverni.
Non è possibile essere antiproibizionisti senza essere anche antifascisti, antirazzisti, anticapitalisti, contro ogni guerra e discriminazione, contro le mafie, le multinazionali e ogni monopolio, per la riappropriazione dei beni comuni, la difesa dei territori e la futura vivibilità del pianeta, in difesa dei diritti dei più deboli.
Per questo siamo partigiani/e dell’utopia possibile, ci battiamo contro il proibizionismo e non possiamo farlo con chi è dall’altra parte della barricata su tutti gli altri temi.