L’osservatorio Antiproibizionista/Canapisa Crew è un gruppo di liberi/e cittadini/e, lavoratori/trici, studenti/esse e precari/e, che combatte ormai da anni contro i danni del proibizionismo, una pratica barbara che, in nome di un moralismo di facciata, incarcera milioni di persone, finanzia le narcomafie, scatena guerre e massimizza i danni legati al consumo di sostanze, che girano indisturbate grazie al mercato neoliberista senza regole in cui lo stesso proibizionismo le ha relegate: il mercato nero.
Il fallimento del proibizionismo è sotto gli occhi di tutti. Nonostante i tanti problemi, non è riuscito a contrastare l’uso, l’abuso e la dipendenza, che stanno invece aumentando esponenzialmente, né tantomeno ha saputo porre un freno al mercato nero, che non accenna a recedere neanche per effetto della crisi. La “guerra contro la droga” rivela dunque la sua vera natura di “crociata contro i consumatori”, uno strumento di controllo sociale che colpisce in particolar modo le classi più deboli.
Il movimento antiproibizionista negli anni è cresciuto, ha saputo raccogliere sempre maggiori consensi e adesioni, ha stretto alleanze, organizzato seminari in cui si è costantemente confrontato con scienziati, sociologi ma soprattutto con coloro che più di tutti necessitano di consigli e informazioni: i consumatori di sostanze. L’evento di punta dell’Osservatorio Antiproibizionista è Canapisa, una Street Parade gioiosa, pacifica, colorata e musicale che ogni anno, a fine Maggio, attraversa la nostra città. Nonostante le critiche infondate che tutti gli anni le vengono scagliate contro, Canapisa cerca di favorire lo sviluppo di una cultura pacifica e critica fondata sull’autodeterminazione, sul rispetto altrui e sulle politiche di riduzione dei danni prodotti dal proibizionismo.
Le polemiche meramente strumentali sul degrado che la nostra manifestazione porterebbe in città sono costruite ad arte dalla politica cittadina stessa per mezzo di associazioni e cittadini compiacenti. Il consueto polverone sollevato intorno al prossimo svolgimento dell’undicesima edizione di Canapisa, quest’anno, ha spianato la strada all’intervento autoritario del sottosegretario alle politiche della famiglia Carlo Giovanardi, il massimo esponente dell’ideologia proibizionista in Italia, il quale, con l’avallo delle istituzioni “Democratiche” del comune di Pisa, sta cercando di sabotare la nostra manifestazione da anni con il fine ultimo di criminalizzare i partecipanti che, animati da passione civile, il 28 maggio scenderanno in piazza per chiedere in maniera forte forte ed inequivocabile l’abolizione di tre leggi e la messa in atto di politiche nuove che si fondino sull’informazione sulle sostanze e sulle pratiche di riduzione del danno e che prendere il posto della repressione proibizionista.
Giovanardi, lo zar antidroga italiano, si è scagliato in questi giorni contro la nostra manifestazione per provare a zittire il dissenso che ogni anno esprimiamo con forza contro le sue politiche, che sono servite soltanto a riempire le carceri di giovani. A causa di questo suo intervento, l’atteggiamento delle istituzioni cittadine, con le quali negli anni scorsi abbiamo collaborato per garantire la miglior riuscita della Street con il minore impatto sulla città, nei nostri confronti è cambiato radicalmente. La commissione sicurezza tenutasi ieri ha valutato la questione pregiudizialmente, ha sostenuto senza alcuna motivazione concreta la necessità di annullare la nostra visibilità e l’efficacia della nostra comunicazione, ghettizzandoci nelle vie periferiche della città, con la minaccia di controlli eccezionali su tutti i fronti.
Queste restrizioni imposte dall’alto hanno il solo scopo di far fallire la manifestazione, alzando la tensione. Tutto questo per noi è inaccettabile, PRETENDIAMO che il nostro diritto costituzionale a manifestare sia rispettato nei tempi e nelle forme che vogliamo () e non accettiamo di soccombere alla logica della macchina oscurantista e proibizionista ordita nei nostri confronti, una vera e propria macchina del fango che tenta di distorcere l’immagine di Canapisa, dipingendola in maniera del tutto falsa, retorica e fuorviante.
Riteniamo che non sia un caso che il sondaggio con cui La Nazione ha chiesto ai suoi lettori, che notoriamente sono la parte più conservatrice della città, quale opinione avessero in merito allo svolgimento di Canapisa, indichi che l’89% sia favorevole, poiché in primo luogo deve essere tutelato il diritto a manifestare.
A dieci giorni di distanza siamo consapevoli che la partecipazione sarà molto numerosa. Come possono pensare le istituzioni di affrontare la giornata del 28 alzando al massimo la tensione e rendendo pericolosa quella che tutti gli anni è stata una manifestazione pacifica gestita efficacemente?
Che senso ha mettere in pericolo i migliaia di partecipanti pur di non fare passar il corteo nel centro cittadino e senza concedere l’arrivo in una piazza centrale, da cui le persone possono tranquillamente defluire come in ogni altra manifestazione?
Che senso ha portare migliaia di persone su una strada statale periferica senza curarsi delle modalità di arrivo di un corteo così numeroso?
La sola risposta che possiamo immaginare è che il pregiudizio regna all’interno delle decisioni prese e che la politica del terrore si sta abbattendo su di noi!
Questo nostro appello è rivolto a tutt i i liberi cittadini, le associazioni, la società civile, i sindacati ed i partiti politici che non si riconoscono in questo modo di fare politica e di gestire la cosa pubblica. Non vogliamo essere la prossima vittima sacrificale di questa cultura repressiva.
Per questo abbiamo deciso di convocare per Sabato 21 Maggio alle 17.00 un’assemblea cittadina presso il Palazzo Matriani, in Corso Italia, durante la quale discutere pubblicamente della questione. Ci auguriamo infine di poter riportare il dibattito sulle problematiche inerenti al proibizionismo e non di dover continuare a discutere di censura o di limitazioni alla libertà di espressione. Ma in fondo pensandoci bene che cosa è il proibizionsmo se non una limitazione della libertà di espressione ed una forma di censura?
Il re è nudo.