Secondo i dati preclinici pubblicati online sulla rivista scientifica Nature Neuroscience la stimolazione di uno specifico recettore cannabinoide (CB2) con un cannabinoide agonista sintetico (JWH133 ) riduce significativamente il desiderio di cocaina. I ricercatori del National Institute on Drug Abuse (NIDA) hanno riferito che l’attivazione del recettore CB2 attraverso la somministrazione di un agonista selettivo dei cannabinoidi riduce la somministrazione endovenosa di cocaina nei topi fino al 60 per cento.
Questi risultati suggeriscono che i recettori CB2 sono in grado di modulare gli effetti gratificanti e motorio-stimolanti della cocaina. Del resto è noto come tra i consumatori di cocaina, soprattutto occasionali, l’uso combinato o seguito di cannabis, mitighi gli effetti di craving dell’eccitante.
In precedenza diversi studi hanno documentato come alla somministrazione di THC è associata una ridotta sensibilità alla dipendenza da oppiacei e che l’uso moderato di cannabis potrebbe migliorare la fidelizzazione al trattamento con naltrexone.
Infatti, è del 2009 uno studio pubblicato sulla Gazzetta americana per le Dipendenze, derivato dalle osservazioni in merito ad un programma di disintossicazione ospedaliera da oppiacei nello Stato di New York, secondo cui un uso moderato di cannabis migliora la capacità di seguire un trattamento con naltrexone.
Sulla base di questa e di altre prove emerse, i ricercatori del Centro di Salute Harborside a Oakland, in California, utilizzano un programma in dodici tappe, che si avvale dei principi attivi presenti nella cannabis per la disassuefazione da eroina, pillole, sigarette, alcol e altre sostanze. Una conferma della falsità delle teorie secondo cui la cannabis possa indurre all’uso di sostanze più pesanti.