Fonte: ScienceDirect.com
Uno studio condotto dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche e pubblicato sulla rivista Environmental Pollution ha monitorato le concentrazioni di quattro sostanze (nicotina, caffeina, cocaina e cannabinoidi) in otto città italiane (Torino, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Verona). I risultati dell’indagine portano a pensare che le rispettive concentrazioni subiscano variazioni notevoli sia in merito alla loro natura chimica che in relazione alle stagioni e probabilmente alla concentrazione di ozono. Ad es. nicotina e cocaina risultano meno interessate dai cambiamenti climatici così come, all’opposto, caffeina e cannabinoidi ne sono altamente influenzati. L’obiettivo del monitoraggio sarebbe dunque quello di ottenere informazioni relative al consumo effettuato in una determinata area metropolitana.
Dal grafico, in alto, relativo al monitoraggio effettuato sui cannabinoidi, risulterebbe pertanto che a Torino i consumatori fumino il doppio di quelli bolognesi, il triplo rispetto ai romani, oltre quattro volte i milanesi, nove volte tanto dei fiorentini e una decina di volte di più dei veronesi. I palermitani risultano i più virtuosi; non fumano affatto. Ma, si badi bene, soltanto a gennaio. Fortunatamente da maggio ad agosto in quasi tutte le città italiane prese in esame si smette quasi completamente di fumare cannabis, così da potersi allineare ai più irreprensibili palermitani.
Va da sè come non si abbia affatto la pretesa d’invalidare alcuno studio scientifico, nonostante risulti ancora decisamente imperfetto. Crediamo che metodi alternativi a quelli usati dal Dpa per rilevare i consumi possano far comprendere la loro reale dimensione, ma non possiamo che essere critici rispetto agli strumenti di rilevazione che non tengono in considerazione la sostanziale distinzione tra consumi problematici e non problematici.