L’ennesima farsa della guerra alla droga

Fonte: Adnkronos 26 luglio 2011. Lo scontro in atto tra Mahmoud Ahmadinejad e l’ayatollah Alì Khamenei,  attuale Guida Suprema dell’Iran e di cui è stato presidente dall’81 all’89, non è certo materia recente. Sebbene la più alta carica prevista dalla costituzione sia proprio quella della Guida Suprema, il potere esecutivo è comunque nelle mani del presidente della nazione. Da un lato, pertanto, l’ayatollah cerca di guadagnare potere attraverso il sostegno economico e militare agli alleati, in cui sono incluse le milizie scite irachene e quelle talebane in Afghanistan, dall’altro Ahmadinejad prosegue la sua politica nazionalista invisa allo stesso Khamenei perché “laica” e di fatto non preveda il rafforzamento del movimento sciita. E’ di questi giorni, infatti,  la notizia, fornita da un funzionario del ministero degli Esteri di Teheran ad AKI (AdnKronos International),  secondo cui Ali Jafari, comandante dei Guardiani della Rivoluzione (in persiano “pasdaran”), il corpo militare istituito in Iran dopo la rivoluzione islamica del ’79 e agli ordini dell’ayatollah Kamenei, assieme ad alti funzionari dell’intelligence militare e della milizia paramilitare Basiji, siano i responsabili proprio del sostegno estero in Iraq e Afghanistan. Nel caso afghano, spiega il funzionario, i ”destinatari delle forniture sono gruppi affiliati ai Talebani” e gli obiettivi ”non sono solo politico-strategici, ma spesso, i comandanti dei pasdaran usano la loro influenza per scambiare armi con la droga” di un Paese che è il primo produttore di oppio al mondo. ”Buona parte del narcotraffico tra Afghanistan e Iran – prosegue – è gestita da generali dei pasdaran, coinvolti in un giro d’affari di rilievo”. Ma riguardo ai ”protagonisti” di quest’altro traffico, la fonte si blocca. ”Non me la sento di fare i nomi”, taglia corto”. Mentre assistiamo ad una tragica lotta (il traffico di droga in Iran  è punito con la pena di morte) agli stupefacenti, gli organi militari, perlomeno nella catena di comando, sono invischiati in un commercio illecito a fini politici. Questa storia ricalca, nei suoi aspetti drammaticamente farseschi, ciò che avviene in Afghanistan dove i signori della guerra, al fianco delle missioni Nato, costruiscono la propria economia sulla produzione ed il traffico di eroina base ormai prodotta in loco, ma assomiglia, non poco, al traffico di eroina che quarant’anni fa con l’apporto attivo della Cia ha generato il famigerato Triangolo d’Oro. Ancora una conferma di come il traffico di stupefacenti, soprattutto nelle regioni di produzione, risponde a logiche politiche, in cui sono coinvolti apparati di comando, militari e di intelligence che appartengono a governi il cui orientamento è (apparentemente) schierato con le logiche proibizioniste. Ancora una conferma della reale funzione di tutte le  “war on drug”.

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