Fonte: ScienceDirect.com
Sono molti, la maggioranza pare, i consumatori che si servono della poliassunzione con cannabis per mitigare gli effetti del down causato dall’Mdma (tra i quali agitazione ed insonnia, i cosiddetti sintomi “anfetaminici”). Sebbene esistano dati sugli effetti acuti della contemporanea somministrazione delle due sostanze, l’Università del Massachusset all’interno del Programma Neuroscienze e Comportamento, ha voluto indagare gli effetti di una co-somministrazione a lungo termine di Mdma e Cannabis. Gli elementi d’indagine, conformi al programma di ricerca, indagano il comportamento e l’aspetto neuro scientifico riguardo le aree interessate alla trasmissione serotoninergica. Gli studi sperimentali sono stati eseguiti su una popolazione di appositi topi albini denominata Sprague-Dawley, e usata comunemente nella sperimentazione su animali, in particolare – quella di cui ci occupiamo – è stata svolta con l’intento di ottenere dati che potessero servire a comprendere gli effetti del policonsumo sugli adolescenti.. Tale popolazione è stata divisa in quattro gruppi:
- Consumatori di Mdma, cui sono stati somministrate due dosi successive da 10mg/Kg di Mdma ogni quattro ore a distanza di 5 giorni, a partire dal 35° giorno dalla nascita fino al 60°, in modo da simulare un uso ricreazionale.
- Consumatori di Thc, cui sono stati somministrati 5 mg/Kg di Thc al giorno, con la stessa modalità del gruppo precedente al fine di simulare un consumo “pesante” di cannabis.
- Poliassuntori di Mdma e Thc, cui sono state somministrate dosi pari a quelle dei due gruppi precedenti e per identico periodo.
- Gruppo di controllo non consumatore.
Nel gruppo 2 è stata rilevata una discreta ipertermia che però nel gruppo 3 si è rivelata minore che nel gruppo 2. Inoltre nel gruppo 3 si è notato una diminuzione degli stati di agitazione ed ansia registrati nel gruppo 2. Ciò vale a dire, secondo i ricercatori, che i poliassuntori di Cannabis e Mdma, andrebbero incontro ad una riduzione degli effetti nefasti (talvolta mortali) dell’ipertermia e vedrebbero ridotti anche gli effetti “anfetaminici” legati all’ansia ed all’agitazione.
Il THC inoltre ha attenuato la diminuzione dei livelli di serotonina associati all’utilizzo di MDMA nella corteccia frontale, nella corteccia parietale e nello striato, ma non nell’ippocampo.
Questi risultati suggeriscono che la somministrazione di THC possa offrire una certa protezione contro vari effetti fisiologici, comportamentali e neurochimici prodotti dall’MDMA.