26 giugno, Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga
Gli slogan inutili e le cose utili (che non si fanno)
La città di Torino si allinea alle direttive del Dipartimento nazionale antidroga e espone per tre giorni sulla Mole lo slogan “Chi compra droghe finanzia le mafie, le loro violenze e il terrorismo”. Con buona pace di onestà, verità e buon senso. I consumatori di droghe illegali – che tali sono non perché più dannose di quelle legali ma per l’arbitrarietà delle narcopolitiche globali – si trovano così non solo ad essere quotidianamente segnalati alle prefetture, denunciati, fermati e incarcerati, psichiatrizzati e stigmatizzati, ma anche colpevolizzati come sostenitori delle narcomafie e, se non bastasse, del terrorismo. Il moralismo dello slogan è indecente: ricalca il mai sopito vizio di prendersela con i più deboli per non contestare i più forti. I consumatori di tutto il mondo sono le prime vittime dei mercati illegali sui quali le mafie internazionali ingrassano grazie alle politiche globali proibizioniste, sostenute da una parte dell’ONU.
Le mafie fioriscono e guadagnano sulla “guerra alla droga” e sulle retoriche disoneste di un “mondo senza droghe”, sul sistema mondiale della repressione del consumo. Lo stesso sistema che condanna e incarcera un consumatore quando – proprio per non aver a che fare con il mercato nero – coltiva tre piante di marijuana sul balcone per il proprio personale consumo. E magari in carcere poi ci muore, come è accaduto ad Aldo Bianzino. Lo stesso sistema che da decenni colleziona fallimenti, e riempie tribunali e carceri di consumatori, incide poco o nulla sul traffico, produce continui attacchi ai diritti umani in tutto il mondo. Lo stesso sistema che oggi molti – le stesse agenzie ONU su AIDS e Diritti umani, per esempio – stanno sottoponendo a critiche radicali. Lo stesso sistema che l’Unione europea – con l’eccezione dell’Italia, paladina della “war on drugs” grazie al Dipartimento nazionale – sta cercando di arginare promuovendo migliori politiche comunitarie di riduzione del danno. Invece di diffondere slogan inutili, ideologici e criminalizzanti, sarebbe invece opportuno che Municipalità e Regione facessero alcune semplici cose concrete. Per esempio:
► potenziare invece che tagliare i servizi di riduzione del danno, che aiutano i consumatori a consumare in modo meno rischioso
► potenziare invece che tagliare gli interventi nei luoghi di consumo soprattutto giovanili, per promuovere consapevolezza
► aprire stanze del consumo (come in molti paesi europei ) per salvare la vita di chi consuma
► favorire pratiche di pill testing, analisi delle sostanze nei luoghi di consumo, per una maggior informazione sulla qualità delle sostanze, informazione che il mercato nero nega
► varare una legge regionale – come in Toscana – sulla legalizzazione della canapa per uso medico
► sostenere e promuovere nelle sedi istituzionali nazionali la riforma della criminogena e patogena legge Fini Giovanardi e una netta discontinuità con l’approccio italiano iperproibizionsita a livello europeo, promosso dal governo Berlusconi, fatto proprio dal “governo dei tecnici” e propugnato dall’uomo-per-tutte-lestagioni Serpelloni. Solo per fare qualche esempio.
Al governo della città ricordiamo che c’è stato un tempo in cui il centrosinistra sembrava sensibile a questi argomenti, razionali, sensati, pragmatici e umanitari. Sembra passato un secolo, e questo nuovo conformismo, questa disattenzione non sono solo tristi, ma anche poco responsabili.
COBS- Coordinamento Operatori Servizi a Bassa Soglia del Piemonte