Csoa Gabrio, esperienze antiproibizioniste, in breve

Il Csoa Gabrio è impegnato politicamente fin dalla sua occupazione in una lotta antiproibizionista incentrata sul consumo di sostanze. A partire dalla contestazione avvenuta in occasione della conferenza nazionale sulla diffusione di sostanze psicotrope che si è tenuta a Genova a fine novembre del 2000 si può far risalire l’esperienza del nostro centro a fianco del movimento nazionale MDMA (Movimento Di Massa Antiproibizionista), che in circa 6 anni di esistenza ha prodotto sensibilizzazione e diffusione di una serie di pratiche di riduzione del danno sul consumo di sostanze. In quel periodo si è potuta sperimentare e avviare l’autoproduzione, che si concretizza in due momenti ben distinti, a cadenza annuale, la festa della semina e la festa del raccolto, durante i quali, oltre all’incontro-confronto tra consumatori, operatori e militanti del centro, vengono proposti seminari, dibattiti e dimostrazioni tesi a promuovere l’autoproduzione intesa come pratica di contrasto alle narcomafie. Inoltre, proprio in quegli anni, è stata messa in pratica l’analisi delle sostanze e la chill out , tanto in occasione di determinati eventi proposti al Gabrio e caratterizzati da un apprezzabile consumo di droghe sintetiche, quanto nel corso di rave party svolti sul nostro territorio, collaborando attivamente con il progetto CISTI’ che si occupava di riduzione del danno nel corso di eventi ad alto utilizzo di sostanze. Infine, nell’ottica di diffusione dell’antiproibizionismo e delle pratiche da esso derivate come approccio differente e alternativo al consumo di sostanze nei vari territori, abbiamo sostenuto e partecipato alle street parade in diverse città italiane, tra cui Bologna e Roma, mentre ad ottobre 2001 eravamo riusciti ad organizzare il THC pride a Torino, in seguito naufragato per una serie di circostanze sfavorevoli. Nel 2006, dopo l’ingresso nel governo di alcuni esponenti del movimento, la rete MDMA si è sciolta.

A luglio 2007 si è tenuto un incontro presso la comunità di San Benedetto al porto dove operatori, consumatori e centri sociali di tutta Italia hanno dato vita ad un nuovo spazio di discussione e di confronto con lo scopo di dare una risposta all’offensiva proibizionista sostenuta dal governo Prodi, che ha prodotto una terribile involuzione del dibattito sul tema delle droghe, portando il nostro paese ad essere uno dei più bigotti e repressivi del contesto europeo. Rispetto al passato si stanno affermando, infatti, una serie di nuovi paradigmi, sia per ciò che concerne le trasformazioni delle metropoli, sia rispetto ai consumi: nell’avvento della fabbrica diffusa, dove i saperi e le relazioni umane vengono messi a profitto attraverso nuovi meccanismi di sfruttamento, il controllo diventa lo strumento per imporre ritmi di produzione, per spiare ed incidere sulle esistenze dei nuovi corpi produttivi e per imporre forme di disciplinamento diffuse, capaci di operare ad intensità differenti nei molteplici luoghi della valorizzazione capitalistica. In tale quadro, il proibizionismo rappresenta uno degli strumenti fondamentali, un’arma da utilizzare per sanzionare e controllare “i giovani” e gli indisciplinati, imponendo limitazioni di libertà e di movimento e rendendoli in tal modo assoggettabili al comando.

Rispetto ai consumi, invece, le sostanze oggi non sono più strumento di fuga, o di esclusione  dal sistema produttivo ma agiscono invece come fattore socialmente integrante, come elemento di accelerazione delle capacità relazionali ed empatiche fra i soggetti che vivono ed attraversano la metropoli. La vecchia figura del tossicodipendente relegato ai margini della società ha lasciato spazio ad un consumatore inserito sia in ambito sociale che lavorativo, un individuo che utilizza le sostanze con finalità ricreative ma anche secondo logiche funzionali al ciclo produttivo, cercando in tal modo di reggere i ritmi e le aspettative imposte dal potere capitalistico. Questa nuova figura è indubbiamente caratterizzata dal paradigma del policonsumo, dall’abitudine a consumare, contemporaneamente o in maniera differenziata, sostanze dissimili. Tali elementi trasformativi impongono un nuovo approccio rispetto all’analisi del consumo, un nuovo modo di leggere i fenomeni e nuove tecniche d’intervento. Una tensione che deve coinvolgere tanto il mondo dei servizi quanto quello dei movimenti.

L’incontro che si è tenuto al Gabrio a fine ottobre 2007 è diventato un’occasione di confronto per numerose realtà nazionali e per affermare la nascita della rete “Dipende da noi”, caratterizzata dalla tensione a rielaborare alcuni paradigmi del movimento antiproibizionista, declinando un nuovo discorso sulle sostanze ed individuando categorie e pratiche che permettono di salvaguardare l’aspetto ludico-ricreativo pur senza sottovalutarne gli elementi di problematicità.

La partecipazione alla CLAT4 tenutasi a Milano a fine novembre 2007, ha permesso di stringere relazioni con tecnici del settore, italiani e stranieri, nonché ribadire l’assoluta necessità di aprire un confronto fra operatori e movimenti al fine di rilanciare e rinnovare pratiche di intervento altrimenti destinate a scomparire.

A marzo 2008 nel corso di un’incontro della nuova rete tenutosi a Bologna, ci si è accordati sulla possibilità di effettuare un’indagine su forme e stili di consumo nei rispettivi territori. Si è stabilita, infine, l’autonomia della rete rispetto ai circuiti ed ai soggetti della politica istituzionale. Durante l’ultimo incontro tenutosi a Genova al Csoa Zapata il 28 settembre 2008, la comunità di San Benedetto al Porto, in seguito al convegno europeo sulle stanze del consumo, tenutosi al teatro Modena di Genova il giorno precedente e dal titolo “Dal Baluardo di Barcellona alla città Vecchia di De Andrè”, ha prospettato la sperimentazione a breve di un’unità mobile del consumo igienico. Progetto che nasce anche grazie al supporto della rete e che intende esportare la discussione nei vari territori. Si è individuato, inoltre, come massimo comune denominatore, la logica esasperata di controllo che governa le nostre vite, visto che le uniche politiche portate avanti a riguardo sono quelle di stampo sanzionatorio e repressivo. Per questo motivo, si è proposto di istituire un libro bianco sui danni della Fini-Giovanardi, che oltre a restituire il senso di ciò che sta accadendo nel nostro paese, attraverso la stima dei decessi, delle persone recluse e di quelle denunciate, potrà servire per analizzare il cambiamento dei consumi e delle narcomafie, fungendo quindi da elemento di critica al proibizionismo più feroce, responsabile dell’aumento dei danni sotto tutti gli aspetti.

Ad aprile 2008 nasce il progetto Infoshock (e il collettivo omonimo), che si articola in una serie di fasi: la prima ha previsto un’indagine effettuata mediante la messa a punto di un questionario in forma anonima e autosomministrabile, con lo scopo di approfondire la conoscenza rispetto a forme e stili di consumo, nonché individuare gli aspetti più sensibili su cui intervenire. La seconda fase si prefigge di realizzare momenti di confronto con differenti soggettività di consumatori, svolti in forma di seminari teorico-esperienziali e aperti a chiunque voglia dare il proprio apporto.

A novembre 2008, nell’ambito della giornata mondiale di lotta all’Aids, Infoshock ha collaborato, con il Coordinamento Operatori Bassa Soglia del Piemonte (Cobs Piemonte) e con l’associazione Liberattori, nella messa in scena di una simulazione di una sala da iniezione e dello spettacolo teatrale in strada “Due di spade”. L’intento era di mostrare alle persone il funzionamento di un siffatto presidio sanitario e dei benefici che una tale scelta apporterebbe se fosse realizzata, alla luce delle esperienze da tempo in funzione in diversi paesi europei.

In occasione della conferenza governativa sulle droghe di Trieste, a marzo 2009, la simulazione è stata replicata davanti al Teatro Miela, all’interno interventi e dibattiti animavano lo spazio pubblico creato dalle varie realtà triestine e attraversato da diverse esperienze antiproibizioniste provenienti da tutta Italia. In tale occasione è stata ribadita la necessità di praticare esperienze di riduzione del danno e limitazione dei rischi, accompagnate da alcune dimostrazioni sul pill-testing ed è stata lanciata la proposta della “Carta di Trieste”: “un punto di partenza imprescindibile per ricostruire dal basso una teoria ed una pratica delle politiche sulle droghe e sul welfare partecipate e reali”.

Ad aprile 2009, Infoshock col supporto dell’ass. Alchemica che ne cura la parte didattica propone un corso di aggiornamento sulle pratiche di pill testing dal titolo ”Analisi qualitativa delle sostanze mediante reagenti e predisposizione del setting”. Questa tappa segna una proficua collaborazione con altre realtà impegnate nelle pratiche di limitazione dei rischi ed in particolare con il Lab57 di Bologna che ha sede nel centro sociale XM24.

Tra la fine di novembre ed il 1° dicembre 2009, nell’ambito della giornata mondiale di lotta all’Aids, Infoshock e Cobs sono presenti in P.zza Castello per sensibilizzare sulla crescente repressione dei consumatori attuata dalla legge Fini-Giovanardi e davanti agli uffici della Regione Piemonte in C.so Stati Uniti ove si tiene la Conferenza  delle Regioni e delle province Autonome “La governance nel settore delle dipendenze”. Operatori, associazioni, consumatori, colpiti e delusi dalle scelte ideologiche e autoritarie della Conferenza governativa di Trieste, si aspettano perlomeno un segno di ragionevolezza in controtendenza, un dibattito aperto, pragmatico e plurale attorno alle politiche e alle pratiche in tema di consumi e  dipendenze, guadagnando un posto all’interno della conferenza in cui poter esporre i risultati del Libro Bianco sulla Fini-Giovanardi curato da Forum Droghe ed altre associazioni.

Sul fronte delle pratiche, già da tempo ha  preso corpo un ragionamento sulla necessità di dover intervenire in maniera concreta alle feste autorganizzate, prima all’interno del centro sociale e successivamente, in accordo con le sound più sensibili sul tema in questione, anche nei rave party che si svolgono nel torinese, ma non solo. Il confluire nel collettivo Infoshock di soggetti dotati di competenze professionali in ambito sociale e sanitario, spiana la strada ad un efficace intervento di limitazione dei rischi, attraverso la divulgazione di informazioni sull’uso di sostanze, distribuzione di materiale sterile e per il safer sex, creazione di ambienti di decompressione (chill out) con distribuzione di acqua, frutta o succhi, pratiche avanzate di ldr on site per favorire il contatto coi consumatori e fornire una stima qualitativa delle sostanze consumate, e un intervento di primo soccorso nel caso di persone colte da disagio o malori durante lo svolgimento delle feste.

Tale impegno, pur costituendo un notevole sforzo, prestato in maniera non remunerativa e militante, permette di coprire la totalità delle feste svolte all’interno del centro sociale ed un numero non trascurabile di feste che si svolgono altrove. Nella convinzione che la reale sicurezza di tutti e tutte passi attraverso le pratiche di riduzione del danno e limitazione dei rischi, pilastro fondamentale di un approccio al tema del consumo incentrato sulla persona, ci si contrappone alla mera applicazione degli strumenti di repressione dei consumatori di sostanze che svela una natura puramente ideologica, raccoglie fallimenti e produce danni su tutti i fronti, dalla prevenzione alla cura, nel malcelato tentativo di estendere il controllo sociale e dotandosi di una retorica insensibile alle evidenze, conseguenza di un moralismo incivile degno di ben altri tempi.

Nelle giornate del 6 e 7 ottobre 2011, il collettivo prende parte alla Conferenza Internazionale di Marsiglia nell’ambito della Rete Europea di Riduzione del Danno (EuroHRN), consolidando relazioni già esistenti e tessendone di nuove a livello più ampio. In questa sede viene decisa dalla forte presenza di soggettività provenienti dall’Italia la costituzione di una rete di rdd nazionale, inserita nel contesto europeo di EuroHRN. L’appuntamento è l’occasione per conoscere direttamente il lavoro svolto in Europa ed in Francia in particolare, riportando e denunciando le difficoltà, le storture e gli scandali (come i morti ammazzati in carcere o in conseguenza di arresti) presenti nel nostro paese e causati principalmente dalla normativa vigente in materia di droghe.

Maggio 2011 è l’occasione per il centro sociale di prendere parte (con una carovana organizzata che parte da Torino) al Canapisa, momento di opposizione di massa alla criminalizzazione della cannabis che grazie al Dipartimento Antidroga di Serpelloni e Giovanardi mostra un insensato rinnovato vigore. L’operazione affonda le sue radici nella convinzione che criminalizzando la sostanza di gran lunga meno pericolosa, si possa compiere quel percorso iniziato istituzionalmente con la legge Fini-Giovanardi che assegna pari rango a tutte le sostanze e quindi pari trattamento di fronte alla legge. Al di là della legge manca però il convincimento, meglio l’ammaestramento, della società rispetto ad una tesi falsa che ha difficoltà ad essere accettata perché si scontra inesorabilmente con il buon senso, anche quello dei non addetti ai lavori. La campagna contro la cannabis ha ormai toccato punte di reale umorismo nero da poter essere accostata con la propaganda anni ’50 dell’Fbi americana ed alla quale si guarda oggi con sarcasmo e amarezza. Alle pseudo-evidenze scientifiche del Dpa si contrappone una storia lunga quanto l’uomo di uso ludico e comprovati effetti terapeutici alcuni conosciuti da millenni altri di recente scoperta, nonché la reazione di operatori e scienziati di varie discipline che denunciano l’opera riduzionista del dipartimento nell’utilizzo di alcune ricerche svolte in ambito neuroscientifico convergenti con le proprie tesi per avallare propositi che producono impatti negativi sia sul piano dell’educazione e del consumo che su quello del narcotraffico.

Ad ottobre 2011 nasce il nuovo coordinamento nazionale “La fine del mondo proibizionista”, di cui fanno parte soggettività vecchie e nuove del panorama antiproibizionista nostrano. Una rete fatta di operatori e consumatori consapevoli di difendesi non soltanto dalla repressione ma anche dalle nefaste conseguenze che le attuali politiche sulle sostanze producono in un’ottica di promozione della salute: concetto che si vorrebbe subordinato ad interessi di natura economica. Una modalità di intervento territoriale nella consapevolezza di un intento unitario dettato proprio dallo stare in una rete che garantisce un dibattito aperto, libero e costruttivo, che vuole promuovere una differente cultura delle diverse sostanze e che restituisca un ruolo attivo a chi consuma. Fornire strumenti per limitare i danni conseguenti ad abusi e dipendenze quanto quelli derivanti dalle logiche di controllo poste in essere. Una strada intrapresa per produrre la necessaria consapevolezza atta a promuovere un cambiamento la cui finalità è quella di rimettere al centro della discussione i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali.

La prima tappa concreta della rete è la Giornata Mondiale per i Diritti dell’Uomo (10 dicembre) che vede le realtà che la compongono dare luogo a presidi di protesta davanti alle prefetture di varie città e a Torino con l’annuale Festa del Raccolto, inserendo dibattiti e temi che hanno come denominatore comune la denuncia dell’assurda repressione operata dalla legge quadro in materia di stupefacenti.

A marzo 2012, un centinaio di attivisti appartenenti alla rete nazionale, Encod, Medijuana e altre realtà, manifestano a Vienna in occasione della Conferenza Mondiale dell’ONU sulle Droghe, per ribadire e sostenere la recente presa di coscienza concretizzatasi in più fronti a livello mondiale sul fallimento della “war on drug”. In particolare, come sostengono diverse delegazioni sudamericane, deve cessare la guerra all’utilizzo culturale delle droghe naturali e si deve passare ad una radicale modifica delle Convenzioni sulle droghe in quanto non rispecchiano più le conoscenze scientifiche e producono ingiustizia, violenza e criminalità invece di tutelare le persone che consumano o sono coinvolte loro malgrado nel traffico di stupefacenti.

 

 

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Infoshock è uno spazio di discussione inerente le politiche sulle droghe. E' un collettivo di persone che si occupa di riduzione del danno e pratica interventi di limitazione del rischio nell'ambito dei free-party. Siamo un dei nodo di reti nazionali (Fine del mondo proibizionista, Itardd, Free Taz) ed europee (EuroHRN, Encod). Infoshock è un progetto del C.s.o.a. Gabrio, Via F. Millio, 42 - Zona San Paolo Antirazzista - Torino. View all posts by infoshocktorino

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