E’ di qualche giorno fa la notizia apparsa su giornali e televisioni riguardante la vicenda di Marco, coordinatore dell’Unità di Strada Cangoo. Chi conosce Marco sa quanto svolga la sua attività con professionalità e passione degna di coloro i quali scelgono un lavoro spinti da motivazioni che vanno ben oltre l’obiettivo di ricavarne una mera sussistenza economica.
Marco è indubbiamente una persona che crede nelle politiche di riduzione del danno e concretizza attraverso il suo lavoro un’azione di intervento forte e quanto mai necessaria, volta a supportare le persone tossicodipendenti in strada. Il suo lavoro, così come quello dei suoi collaboratori, è da anni indicato quale esempio di successo, riconosciuto da esperti del settore ma soprattutto da coloro i quali usufruiscono del servizio offerto. Oggi assistiamo ad una dichiarata e aperta guerra agli interventi di riduzione del danno, relegati, quando va bene, al rango di coadiutori di una assoluta ed imposta logica di recupero totale del soggetto dipendente. Una falsa dialettica che non fonda il percorso di riabilitazione su azioni condivise con la persona dipendente da sostanze e mira ad attuarne gli obiettivi attraverso leggi persecutorie. Le stesse che hanno colpito Marco!
E’ triste ed irritante vedere un serio professionista messo alla gogna, al pari di altre migliaia di persone che dall’attuazione della legge Fini-Giovanardi vedono minate le proprie vite da un impianto ideologico teso alla repressione dei consumatori di sostanze. Rifiutiamo con sdegno il comportamento tenuto dai media nel riportare la vicenda e ci teniamo ad esprimere stima e solidarietà nei confronti di un professionista capace quale Marco ha dimostrato di essere.