L’agenzia Interfax Europe (un servizio di informazioni internazionali a pagamento, specializzato in notizie provenienti dall’est europeo), batte la notizia alle 3:15 del pomeriggio del 2 agosto e subito la nota viene ripresa e diffusa da un gran numero di testate online che trattano argomenti specifici e non.
La fonte di informazioni sarebbe un contatto anonimo che avrebbe rivelato l’intenzione del governo di permettere l’acquisto ed il consumo di marijuana ai turisti stranieri in apposite aree. La notizia è stata riportata dal quotidiano georgiano Aliya e successivamente battuta dall’agenzia di stampa.“Ci saranno negozi di caffè in zone turistiche dove acquistare la marijuana e il fumo sarà consentito legalmente”, riportava il giornale locale di Tbilisi, secondo cui “la legalizzazione della marijuana potrebbe attirare più turisti stranieri in Georgia”. L’iniziativa sarebbe promossa da vari esponenti di alto livello del governo, oltre che dall’ex ministro dell’economia e capo di gabinetto del presidente, oggi alla guida della rete tv Imedi, Georgi Arveladze.
Alle 23:30 dello stesso giorno, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica Itar-Tass, dopo sole poco più di otto ore si affretta a smentire con un articolo che da spazio alle repliche dei politici georgiani. “Questa è una fandonia, un pio desiderio. La Georgia ha abbastanza turisti, senza la legalizzazione della marijuana” ha replicato il dirigente del Movimento Nazionale Unito, la maggioranza al Parlamento georgiano. E Giorgi Tsagareishvili, presidente dell’opposizione Unità per la Giustizia ha rincarato la dose aggiungendo:“Questa è la prima volta che ho sentito parlare di tali piani. Ho molto dubbi sulla correttezza di questi rapporti”.
L’agenzia di stampa ufficiale continua sottolineando come la Georgia abbia un’efficace legge per punire il consumo di marijuana, una multa di 500 lari (pari a 302 $) e/o un arresto amministrativo di 30 giorni. La recidiva può essere punita con l’arresto fino a dodici mesi. A ciò si aggiunge come nel mondo esistano tre convenzioni per regolare la situazione delle droghe: la Convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961, la Convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971 e la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988, e la Georgia è un membro firmatario di tutte e tre le convenzioni.
In passato, nel 2005, la direttrice dell’agenzia contro la droga, la dottoressa Tamara Sirbiladze ha annunciato di voler elaborare un progetto per la legalizzazione e organizzare una conferenza sul tema. Il medico, esperta nel trattamento delle dipendenze, aveva avanzato la proposta di legalizzazione della marijuana, nel tentativo di ridurre il consumo di droghe pesanti e i reati legati alla droga, ma aveva da subito incontrato le resistenze della comunità medica georgiana.
Staremo a vedere nelle prossime ore chi ha ragione. Oppure, se la notizia del quotidiano locale sarà lasciata cadere senza alcuna risposta, potremo dedurre che l’operazione era puramente mediatica. Una cosa emerge in tutta questa vicenda, e cioè come, purtroppo, proprio in tempi recenti si assista a proclami sulla legalizzazione facendone emergere la sola valenza economica. Ma se da un lato ciò costituisce una magra consolazione per chi concepisce le ipotesi di regolamentazione alla luce del miglioramento delle condizioni sanitarie e sociali delle persone, dall’altro, sarà proprio questo l’elemento che non permetterà sostanziali cambiamenti in quegli stati che, come l’Olanda, mantengono un’attrattiva turistica di rilievo proprio grazie ai coffeshop.