Category Archives: Appelli

Illegale è la legge, il suo costo è reale…

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Fonte: leggeillegale.org

Per info ed adesioni scrivi a adesioni@leggeillegale.org

II 15 dicembre a Roma, la Rete “Fine del Mondo Proibizionista” ha indetto una assemblea nazionale, in vista del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Fini/Giovanardi, previsto il prossimo 11 febbraio, alla quale hanno aderito, animando attivamente l’incontro e il dibattito, un vasto ed eterogeneo numero di realtà, soggetti, gruppi, che spaziano dai CSOA agli operatori di riduzione del danno, ad associazioni, onlus e parti di organizzazioni istituzionali.
Otto anni di Fini/Giovanardi hanno prodotto decine di migliaia di arresti, millenni di galera per la somma delle condanne, sovraffollamento delle carceri, costi esorbitanti per la macchina repressiva e giudiziaria, crescita dei profitti delle narcomafie; tante, troppe le persecuzioni e le vittime, troppe le morti che reclamano verità.

Le due leggi sulle droghe e sull’immigrazione hanno provocato una serie di procedimenti che hanno fatto diventare la condizione carceraria Italiana un’emergenza, un caso nazionale, che ci pone fuori dagli standard europei.. Continue reading


Riduzione del danno, verso l’Europa

itardd napoliSiamo in un paese dove “riduzione del danno” (rdd) è espressione cancellata dai documenti  ufficiali e siamo governati ormai da troppi anni da un Dipartimento antidroga che ha fatto dell’Italia un minoritario paladino di un approccio iperproibizionista  in una Europa che, invece, cerca  strade per mitigare gli immani danni della politica globale  sulle droghe. Eppure, e nonostante, “in direzione ostinata e contraria”…  la rdd si fa, in Italia, e con cocciuta capacità non solo di tenuta ma anche di innovazione. E’ questo soprattutto che si è potuto vedere a Napoli, nella due giorni dell’8 e 9 novembre promossa da Itardd, Rete italiana di Riduzione del Danno:  nata dal basso nel 2011, fortemente voluta da operatori, professionali e pari, e consumatori attivisti: circa 150, ad oggi, e 33 associazioni, ma il trend delle adesioni è in costante crescita.  L’appuntamento annuale è stato dedicato al ruolo dei consumatori e degli operatori pari nella strategia e negli interventi di rdd. Il titolo (Un certain regard…. Consumatori e approccio di riduzione del danno) ha voluto rilanciare una caratteristica fondante ma troppo spesso dimenticata della stessa rdd: il suo essere basata certo su un buon sistema di servizi e su politiche adeguate, ma principalmente  l’avere radici e prospettiva nelle competenze, conoscenze e soprattutto pratiche di autoregolazione dei consumatori stessi, e operare nella direzione di legittimarle e sostenerle. L’abc, questo, della rdd, fin dagli anni ’80, finito però in un nuovo analfabetismo, sopraffatto da un approccio medico dominante, da una inerzia metodologica, da politiche ideologiche e frenanti. La rete ha voluto invece ricordare come rdd sia appunto uno sguardo diverso sui consumi e i consumatori, che da devianti-vittime-malati  diventano soggetti capaci di apprendimenti, cambiamenti e governo dei propri stili di consumo, qualora i contesti attorno a loro non solo – come dovrebbero – facilitino queste pratiche autoregolative ma in prima battuta almeno non le ostacolino. Continue reading


Un certain regard… Consumatori e approccio di riduzione del danno

itardd napoliSeminario nazionale

Napoli, 8-9 novembre 2013

 

Sala conferenze c/o Gesco – Gruppo di Imprese Sociali – Via Vicinale S.Maria del Pianto, 61, Complesso Polifunzionale

 

Il Seminario 2013 di ITARDD pone al centro le strategie e le pratiche di regolazione e limitazione dei rischi e dei danni attuate dai consumatori, la comunicazione tra loro, gli apprendimenti e le culture condivise, e si interroga su come il sistema di servizi e interventi rdd possa oggi con questi interagire. L’ottica è quella di un approccio rdd alla cui base, e fin dentro le sue pratiche concrete, sta un consumatore visto come soggetto e attore sociale, portatore di culture, competenze e strategie individuali e collettive. In controtendenza rispetto a una prevalente medicalizzazione della rdd italiana, il seminario intende aggiornare e confrontare diverse esperienze e letture delle pratiche di regolazione, delle culture del consumo e delle strategie di limitazione dei rischi e massimizzazione dei benefici rispetto a diversi stili/setting di consumo, partendo dalle riflessioni e dalle pratiche di consumatori e loro organizzazioni, operatori pari e professionali, ricercatori. Il seminario include alcuni consumatori, operatori ed esperti europei. Le sessioni sono introdotte da brevi input preordinati e aperte agli interventi liberi dei partecipanti.

 

scarica il programma completo


3 Leggi: il 9 maggio si firma davanti alle Università di tutta Italia

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Link al sito web della campagna

Un cartello di 19 associazioni tra cui Forum Droghe, Antigone, Cnca e Associazione Federico Aldrovandi sta promuovendo una raccolta firme nell’ambito di promozione della campagna “Carcere, droghe e diritti umani”. La condizione disumana delle persone ristrette in carcere – peraltro sancita da un richiamo della Corte Europea dei Diritti Umani che l’8 gennaio di quest’anno ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti – è generata dalle leggi criminogene che compongono l’organismo vigente. Da anni la galassia antiproibizionista si scaglia contro il testo unico in materia di droghe, in particolar modo contro la modifica operata con l’introduzione della Fini-Giovanardi nel 2006, chiaro e nefando esempio di politica di scambio operata per la realizzazione dei giochi Invernali di Torino dove una questione che investe tutt* è diventata merce da baratto per i profitti di quei privati che nutrivano interessi economici privati nell’opera, evento peraltro responsabile dell’enorme indebitamento in cui versa la Città di Torino.  

Nel paradosso delle leggi criminali che sanciscono l’illegalità attraverso meccanismi di negazione dei diritti vi sono sicuramente quelle relative all’immigrazione, come la Bossi-Fini, accanto a cui ne esistono altre la cui azione è votata all’inasprimento delle pene, come la ex-Cirielli, e il ricorso sistematico al carcere nella fase cautelare;  anche la mancanza di un ordinamento sul reato di tortura, nonostante vi sia un obbligo internazionale, ha troppo spesso impedito che violenze collettive come quelle perpetrate nelle caserma di Bolzaneto o nelle stanze di molte questure venissero considerate con la dovuta attenzione, e in alcuni casi ha addirittura permesso ai colpevoli di restare impuniti.

La campagna in questione non solleva, purtroppo, la questione sui diritti dell’immigrato, ma si concentra sugli altri aspetti proponendo la modifica e l’abrogazione di articoli di legge.

Il 9 maggio, i banchetti della campagna, saranno presenti davanti alle Università italiane (qui sono presenti la lista e le date). A titolo di esempio ma anche perché il tema è comune all’azione politica che portiamo avanti, riportiamo di seguito  le modifiche proposte in merito al testo unico in materia di droghe. Continue reading


Assemblea Nazionale Antiproibizionista

Sabato 3 novembre 2012

via Montelungo, 7 – PISA

EX-COLORIFICIO OCCUPATO

ORE 11 accoglienza, saluti, presentazioni, valutazioni sull’anno appena trascorso

ORE 13 PRANZO

ORE 15 assemblea generale di analisi e progettazione (proposte&idee) per il futuro

ORE 20 CENA

ORE 22 FESTA MOSTRE VIDEO

seguirà programma serale più dettagliato

 

Visualizzazione ingrandita della mappa

 

I consumatori di sostanze, di fatto, vengono sottoposti a leggi speciali che li rendeno delle persone di serie B, sono una categoria di persone discriminata la cui vita può valere meno di un cittadino normale, come in un sistema di apartheid. Di conseguenza gli antiproibizionisti ereditano un grande stigma sociale che discende dalle normative sugli stupefacenti. Di fatto la questione proibizionismo è totalmente esclusa dallo scenario politico nazionale, lavorare a questo livello è molto difficile, pur ritrovando numerosi politici in parlamento che fanno segretamente uso di droghe. All’interno degli stessi movimenti sociali al cui interno si consuma più o meno palesemente, spesso non viene presa in considerazione la voce degli antiproibizionisti. Questa,dove è riuscita ad organizzarsi, ha fatto e fa fatiche enormi nell’abbattimento di pregiudizi sui consumatori di droghe. Per non parlare di quei pezzi di movimento che, senza ragionare sui mastodontici interessi economici e di potere che ruotano intorno alla vicenda, considera gli antiproibizionisti buoni solo a divertirsi e a fare feste. Gli attivisti antipro si ritrovano a dover fare di più di altri soggetti al fine di essere considerati credibili politicamente. Come gli ultimi degli utilmi della società, insieme a immigrati e pazzi, si ritrovano a dover lottare più di altri, anche negli ambiti di vita famigliare. È accaduto anche che la questione proibizionista abbia spaccato collettivi, centri sociali e movimenti.

E’ necessario fare chiarezza.

Gli antiproibizionisti affermano che le responsabilità fondamentali della degenerazione dei contesti dove si usano droghe è dovuta oggi alle politiche proibizioniste con il loro portato di ignoranza, oscurantismo e violenza insensata e sproporzionata, e che l’utilizzo di droghe è un fenomeno storicamente e geograficamente universale, mentre le leggi contro gli stupefacenti sono un’esperienza relativamente recente. L’avvento della cultura del consumismo, abbinata al proibizionismo planetario made  in USA, ha prodotto pesanti effetti umani, economici e sociali in questo utimo mezzo secolo, favorendo la nascita di modelli di consumo e di stili di vita tendenti all’abuso ed alla dipendenza, in altre parole ad un consumo sfrenato, con il beneplacito ed il profitto delle narcomafie. Con la censura della libera circolazione delle conoscenze e la repressione del traffico di droghe i governi, d’altro canto, hanno la possibilità di accrescere il loro potere di controllo potendo entrare violentemente nella vita privata di chiunque senza che se ne sappia molto in giro. In questo quadro non viene lasciato spazio allo sviluppo di una culturale critica e consapevole tra le persone, anzi con la persecuzione si costringe alla clandestinità o alla marginalità il consumatore di sostanze illegali.

La rete nazionale antiproibizionista deve essere espressione e motore di tale cultura così scomoda e l’assemblea nazionale antiproibizionista un  momento di socializzazione e diffusione della cultura antiproibizionista consapevole che dovrà lottare più duramente di altri per vedere affermate nella storia le sue istanze.

 


Richiesta di Protezione Internazionale a causa della Fini-Giovanardi

Comunicato Stampa Ascia
(Associazione per la Sensibilizzazione sulla Canapa Autoprodotta in Italia)

RICHIESTA DI ASILO (O DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE)
A CAUSA DELLA FINI-GIOVANARDI

A causa della legge 49/06 (Fini-Giovanardi), milioni di cittadini italiani vivono a rischio “criminalizzazione”, nonostante che le qualità civiche, lavorative e familiari siano impeccabili per la maggior parte di essi.

La suddetta legge prevede una condanna dai 6 ai 20 anni di reclusione anche per la coltivazione di una sola pianta di cannabis contemplando la “presunzione di reato di spaccio”, un reato a cui la stragrande maggioranza dei consumatori e coltivatori in proprio è assolutamente estranea.

In conseguenza allo stato di repressione in atto in Italia contro una categoria di cittadini assolutamente pacifici e responsabili, in nome e per conto dei propri soci, la scrivente Associazione ha inoltrato in data odierna una “richiesta di asilo” alle ambasciate di Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Olanda, Austria e Belgio, a quei Paesi quindi, che pur essendo membri della UE e obbligati a osservare le direttive internazionali, hanno adottato nei confronti dei consumatori di cannabis, un atteggiamento civico e norme legislative tolleranti e responsabili.

Come specificato anche nel documento che Vi alleghiamo, la richiesta è stata presentata a difesa delle libertà individuali, della dignità e del diritto alle libere scelte, per tutti quei cittadini italiani che a causa di abitudini non convenzionalmente riconosciute, ma altrettanto innocue per la collettività, vivono in un inutile ed ingiustificato rischio di carcerazione.

ASCIA Continue reading


Aldrovandi, terminato il processo, un appello contro gli abusi delle forze dell’ordine

E’ un fatto assodato che una normativa eccessivamente repressiva, miope ed ingiusta, nei confronti dei consumatori di sostanze dia adito alla violenza nelle menti distorte di zelanti tutori dell’ordine. La violenza in un sistema proibizionista è lo strumento di controllo principe, è praticata nella lotta fra tutori dell’ordine e trafficanti o spacciatori, quest’ultimi spesso “vittime” a loro volta del mercato illegale delle sostanze, la cui valenza, soprattutto nel caso del “piccolo spaccio” è quella di “carne da macello” per le forze dell’ordine e “bassa manovalanza” – dunque sacrificabile –  per le organizzazioni criminali che lo gestiscono. Senza scalfire di un millimetro tale  egemonia, anzi, rafforzandola. Ma la violenza colpisce duramente anche coloro i quali si trovano nel mezzo delle due fazioni e al pari di un conflitto – perché di guerra si tratta, la “guerra alla droga” – a farne le spese sono i consumatori – o presunti tali – di sostanze ritenute illegali ma rese largamente disponibili in nome di un profitto che non interessa solo le economie mafiose. Coloro i quali si trovano ad essere più vicini a chi è colpito ma in seconda battuta l’intera  società, sono vittime indirette del proibizionismo, al pari di una vendetta che lambisce concetti nemmeno troppo astratti di nemesi storica. Il proibizionismo ogniqualvolta ferisce innesca una faida che si riflette su famiglia, amici, conoscenti, attraverso danni che vanno al di là di quelli diretti. Genera mutazioni nell’intera società che vanno dalla negazione dei diritti fondamentali alla produzione di elementi patogeni quali stigma e discriminazione. Succede, è successo ma sta ad ognuno di noi lottare perché non debba più accadere.

Dopo la lunga e interminabile scia di morte cui assistiamo in nome del proibizionismo (Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Ales, Lonzi, Mercuriali, Eliantonio, Uva, Ferulli e tanti, troppi altri) si è giunti alla sentenza definitiva del processo che vedeva imputati quattro agenti di polizia accusati dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Una pena, si è detto da più parti, che non riflette la perdita di una vita – e mai potrebbe, perlomeno in termini umani –  ma che ancor più svela la deriva di un sistema giudiziario che a fronte di tre anni e sei mesi di reclusione per gli agenti si sente in diritto di comminare pene simili, se non maggiori, a chi è reo di “spaccio di lieve entità” le cui modalità di individuazione vanno, in prima battuta, dalla detenzione di un quantitativo superiore alle soglie previste alla cessione e poi all’effettivo reato di vendita di stupefacenti.

Ciò che indigna maggiormente non è solo la sproporzione delle pene, la difficile valutazione di quanto dovrebbe scontare chi si macchia di un omicidio, tantomeno si vuole inneggiare al giustizialismo anzi, pur pervasi dalla rabbia ci si ritrova contrari alla funzione punitiva primaria della carcerazione. Ciò che indigna è che nemmeno dopo simili episodi non si debbano ricercare i mandanti ed agire preventivamente attraverso una completa revisione delle leggi, tanto quelle che “permettono” questi crimini quanto quelle che le ispirano. Continue reading


Bianzino: chiesta la riapertura del processo

Fonte: Verità per Aldo

I familiari e il Comitato “Verità per Aldo alla luce dei nuovi riscontri emersi nel recente processo per omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso in atto pubblico alla guardia carceraria Gianluca Cantoro in servizio presso la Casa circondariale di Capanne (Perugia), in cui morì Aldo Bianzino il 14 ottobre del del 2007

CHIEDONO:

venerdi 1 giugno alle ore 12 al teatro Valle di Roma

(via del Teatro Valle 23/A)

La riapertura del procedimento penale per il reato di omicidio, archiviato il 16 dicembre 2009.

 

Saranno presenti:

Il padre Giuseppe e i figli Elia e Rudra Bianzino;

Il comitato “Verita’ per Aldo”;

La moglie di Aldo Bianzino: Gioia Toniolo;

Gli avvocati di parte civile;

Gli onorevoli Walter Verini e Rita Bernardini

Allegati: Dossier , osservazioni critiche sulla relazione di consulenza tecnica; relazione di consulenza tecnica

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