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Dove vanno i milioni dati a Serpelloni?

Serpelloni soldi

In un articolo apparso il 10 aprile 2013 sul quotidiano Il Tirreno, a firma di Natalia Andreani e Annalisa D’Aprile si fanno i conti in tasca al Dipartimento delle Politiche Antidroga, in merito ai fondi destinati ai progetti per la ricerca mirata alla prevenzione delle tossicodipendenze (in tre anni 43,5 milioni di euro: 26,5 milioni per il 2010 e 17 milioni per il biennio 2011/12). Un fiume di denaro, oltre 50 milioni di euro finito in mille rivoli, molti dei quali facenti capo a un solo collettore di fondi: la Asl 20 di Verona. Il 16 aprile, proprio in merito all’articolo, viene fatta un’interrogazione parlamentare in cui si chiede al Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, e al Ministro dell’interno, delucidazioni in merito alle affermazioni riportate dalle due giornaliste.

Come ben tutti sanno, a partire dagli addetti ai lavori, le politiche attuate dal Dpa raccolgono risultati deludenti che vanno dall’aumento dei consumi di sostanze all’enorme calo di consumatori che intraprendono un percorso di cura (risibile e alquanto contestato, in primis proprio dai ricercatori,  il trend negativo sui consumi  riportato nell’ultima relazione al Parlamento). Per non parlare della mole di persone che vengono denunciate e per i quali comincia un vero e proprio calvario fatto di controlli obbligati sulla patente, denaro speso per effettuarli, stigma nel caso in cui venisse alla luce il loro comportamento privato, che non di rado si riflette sugli affetti o sull’attività lavorativa. Ma anche repressione da parte delle forze dell’ordine perché spesso chi è stato denunciato viene maggiormente “controllato” e per di più, nel caso in cui si venisse fermati, la segnalazione apparirebbe dall’interrogazione del database interforze, il cosiddetto “terminale”.

Tutti provvedimenti e conseguenze votati all’esclusione sociale dei singoli trasgressori a garanzia di una supposta sicurezza della collettività che, ovviamente, non si potrà mai realizzare con tali metodi. Del resto, dal ’93 anno del referendum, proprio coloro che si vorrebbero tutelare si sono espressi contrari alla punizione delle condotte di consumo. Riguardo al singolo, come si spera di agganciare quei consumatori problematici rendendogli l’esistenza ancor più dura? Argomenti che fanno infuriare, ancor più quando si vede che i soldi sono spesi male o dati agli “amici” (ma, vista la mole di denaro, non vengono fatte gare d’appalto? e se sì chi controlla la trasparenza?).

Fondamentalmente, pensiamo esistano due tipi di censori: quelli abbagliati dall’ideologia proibizionista pronti a sacrificare delle vite in nome del rispetto di una supposta moralità e quelli che lo sono per il proprio tornaconto.Credevamo Serpelloni appartenere alla prima, quella degli stupidi, invece riesce ad entrare anche nella seconda, quella dei…

Gran bella carriera la sua! Speriamo finisca al più presto.