Mobilitazione a Torino il 28 Novembre

Basta Repressione

Stiamo tutti attraversando un momento difficile fatto di repressione e forme sempre più raffinate di controllo sociale.

Torino, al pari di altre città, è, da troppo tempo, invasa da militari che setacciano interi quartieri alla ricerca di immigrati da imprigionare e “tossici” da allontanare; le telecamere aumentano in modo esponenziale, scrutano e registrano ogni momento della vita sociale e privata delle persone ed i controlli sui posti di lavoro alimentano discriminazione ed insicurezza. Di contro il consumo di sostanze dilaga, specialmente tra i giovanissimi, sempre più alienati e manipolati da un sistema economico senza scrupoli che determina tipologia, prezzi e distribuzione delle droghe più convenienti.

A partire dal mese di febbraio 2006, una serie di decisioni prese dalle amministrazioni locali e di concerto con la politica nazionale hanno determinato una valanga di eventi negativi. Il pacchetto sicurezza per le Olimpiadi invernali inaugurava la stagione di repressione che tuttora viviamo ed inseriva in maniera scorretta ed opportunista l’odiato decreto Giovanardi, che di lì a breve avrebbe prodotto i primi danni. Spacciatori e “tossici” sono stati espulsi dai luoghi interni alla “città turistica” attraverso ronde ed arresti, così come sono state colpite diverse realtà sociali ritenute scomode che occupavano e restituivano alla città edifici altrimenti lasciati vuoti ed in totale abbandono. Sul territorio torinese, l’anno olimpico ha determinato la nascita del famigerato Tossic Park, luogo relegato alla periferia della città che per quasi tre anni ha rappresentato la più grande piazza all’aperto del Nord Italia, dove la domanda di droghe incontrava l’offerta in un clima di sostanziale indifferenza, infranto solo dalla preoccupazione espressa dagli operatori del sociale per le condizioni che vi regnavano ed in seguito dalle grida di esasperazione dei cittadini confinanti. Quest’ultimo elemento è stato strumentalizzato ad arte al fine di proseguire le logiche securitarie già intraprese e sortire l’effetto di disperdere nuovamente spaccio e consumo in tutta la città. Accentramento forzato e successiva re-distribuzione sul territorio, in cui gli interessi criminali perdono manovalanza ed al limite, tanto per legittimare l’azione repressiva, qualche luogotenente, mentre i consumatori, in particolare chi vive una condizione di dipendenza, nonché i cittadini, restano gli unici a farne le spese. L’alternativa proposta, fondata su pratiche concrete di riduzione del danno e conseguente sicurezza sociale non viene presa in considerazione.


A tre anni di distanza, Torino ha dovuto registrare un record di decessi per overdose ampiamente passati sotto censura. Dopo un iniziale flebile grido d’allarme, cui si sottraggono solamente alcuni servizi, associazioni e collettivi che si occupano di consumo, dipendenze e bassa soglia e che hanno cercato da subito di operare un’informazione quanto mai corretta e scevra di dannosi allarmismi, media e governance hanno preferito glissare sull’argomento.

D’altro canto, questo pessimo risultato non fa altro che evidenziare il costante fallimento delle politiche securitarie intraprese: nonostante gli sforzi repressivi il mercato delle sostanze è più che mai florido e proprio in tale occasione ha dimostrato di poter offrire, addirittura, una scelta diversificata. Durante la scorsa estate era possibile trovare “white”, “brown” e un’eroina simile nella composizione alla “black-tar” messicana, più pura delle altre due nonché probabile responsabile dei decessi avvenuti. A qualche mese di distanza ormai, quasi solo la “white” è resa disponibile, segno inequivocabile che le politiche intraprese non condizionano il mercato al punto da inserirsi nei rapporti di forza che lo determinano. Reprimono però in grande stile i consumatori e tutti coloro i quali decidono a loro rischio e pericolo di tentare un’alternativa ad un mercato criminale: consumatori ricollocati sul territorio e intimiditi dalle forze dell’ordine, in particolare quando costituiscono una presenza scomoda perché concentrati in un’unica zona, spaccio al dettaglio che si è assuefatto ad un alto livello di turn-over, migranti sempre più spesso associati a spacciatori, dimenticando che a gestire il traffico ad un più alto livello sono presenti in maggioranza le mafie nostrane e che il permanere di nuove è frutto di accordi con esse. Talvolta i consumatori, specialmente quelli di cannabis, sono indotti ad aumentare le dosi acquistate per limitare il numero di volte in cui rischiano l’arresto durante gli approvvigionamenti, per venire poi scambiati per spacciatori – grazie alle legge Fini Giovanardi – nel caso in cui vengono fermati, altri ancora, determinati nel perseguire la strada dell’autoproduzione, hanno pagato a caro prezzo la loro scelta. Mai come quest’anno sono aumentati i sequestri di piccole coltivazioni individuali estranee al mercato gestito dalla criminalità organizzata, mai tanta pubblicità è stata dedicata dai media a tale tipologia di sequestri, diretta, ovviamente, a rafforzare il binomio consumatore-criminale nell’immaginario collettivo.

Le cifre delle denunce, degli arresti, delle segnalazioni alle prefetture parlano di decine di migliaia di consumatori che vedono le loro esistenze minate da una legge assassina che assimila persone innocenti a criminali per il solo possesso di sostanze definite “illegali”, ma che di fatto si trovano ovunque. Senza dimenticare quelle persone per le quali l’aggettivo usato per definire la Fini-Giovanardi non è né casuale né improprio: Aldo Bianzino e Stefano Cucchi, per tutti, ma sfortunatamente non i soli.

Gli spazi autonomi dei rave, talvolta conquistati con astuzia, mai con velleità di profitto, vivono oggi una situazione che li vede vittime designate di modelli di consumo che gli stessi ravers rifiutano. Paradossalmente, essi stessi rischiano di vedersi trasformare nei capri espiatori di un mercato alimentato dallo stesso proibizionismo, che da un lato sostiene il mercato criminale, dall’altro vorrebbe veder sparire forme che esprimono libera creatività e libera associazione tra le persone.
Gli sforzi connessi alla costruzione di servizi di limitazione dei rischi che operano nei setting naturali di consumo, pur rappresentando una componente indispensabile della possibile soluzione al problema del consumo incontrollato, vengono bollati come inutili e dannosi.

Parimenti vengono definiti altri servizi di riduzione del danno preposti al consumo sicuro, oggetto di veri e propri balletti ad opera di politicanti che difendono le proprie alleanze a discapito della salute individuale e collettiva. Vale di più mantenere assetti ed equilibri fatti di ricatti e taciti accordi piuttosto che scegliere di limitare sensibilmente le morti per overdose, la diffusione di malattie e costruire un nuovo strumento di aggancio per chi vive una condizione di dipendenza. A nulla valgono i risultati ottenuti in altre nazioni europee, il proibizionismo italiano non è certo pragmatico, sempre più si scopre arma al servizio di un’ideologia.

La Fini-Giovanardi continua ad arrestare ed uccidere i consumatori di sostanze in nome di una repressione fine a se stessa, che contrasta con la promozione di criticità e consapevolezza, strumenti fondamentali in grado di far emergere modi di agire che garantirebbero protezione individuale e collettiva, antidoti ai comportamenti a rischio e contrapposti alla spirale della dipendenza. Gli spot antidroga perseguono e affinano le logiche di tipo terroristico, appoggiati dal bio-riduzionismo del Dpa che rivela sempre più la sua volontà di smantellare le politiche di riduzione del danno.

L’antiproibizionismo deve essere rilanciato con forza, alla luce della complessità del mercato delle sostanze e sostenuto dalla necessità di affermare pratiche di autodeterminazione ed indipendenza delle scelte, nella sua accezione più ampia e a tutela della dignità di tutti i consumatori.

Ci sentiamo di sostenere l’affrancamento dalle dinamiche di potere che vorrebbero tutti omologati e assoggettati a regole morali che ubbidiscono ciecamente a logiche di controllo e di profitto, ignorando totalmente la salute ed il benessere del soggetto.

Sentiamo di dover dare una risposta chiara a queste forme di repressione e strumentalizzazione in vista del convegno nazionale delle regioni, “La governance nel settore delle dipendenze”, che si terrà a Torino nei giorni 1 e 2 dicembre 2009, con lo scopo di lanciare un chiaro messaggio in merito alle assassine politiche antidroga del governo.

Invitiamo, pertanto, sabato 28 novembre, i singoli e le realtà che si sentono interessate e come noi, da anni, lottano per una politica ragionevole, rispettosa della persona e antiproibizionista, a concretizzare un momento di mobilitazione quanto più possibile partecipato.

Cobs – Coordinamento Operatori Bassa
Soglia Piemonte - Collettivo Infoshock -
Csoa Gabrio - Polvere – Giornale di strada
Associazione Isola di Arran

Visita la sezione Repressione sul sito per leggere le cifre delle denunce e le
"storie" dei morti ammazzati dalla legge 309/90.

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Infoshock è uno spazio di discussione inerente le politiche sulle droghe. E' un collettivo di persone che si occupa di riduzione del danno e pratica interventi di limitazione del rischio nell'ambito dei free-party. Siamo un dei nodo di reti nazionali (Fine del mondo proibizionista, Itardd, Free Taz) ed europee (EuroHRN, Encod). Infoshock è un progetto del C.s.o.a. Gabrio, Via F. Millio, 42 - Zona San Paolo Antirazzista - Torino. View all posts by infoshocktorino

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