Il nuovo report con relativo blog sul consumo di sostanze in ambito ricreativo dell’Osservatorio Europeo su Droghe e Tossicodipendenze, sottolinea la valenza dell’impianto normativo e securitario rispetto agli interventi di peer-support. Nonostante la maggior implementazione di quest’ultimi, nella ricerca sul “gruppo target” si giunge alla conclusione che non rappresentino affatto la soluzione migliore e anzi che risultati più soddisfacenti siano da imputare al ricorso delle forze dell’ordine. A parte le considerazioni “sull’apparente” crescente spostamento dell’Osservatorio verso la deriva securitaria (che la crisi in atto abbia una qualche responsabilità potrebbe costituire l’ennesimo filone d’indagine), dobbiamo rilevare come nè la nostra “pratica militante” portata avanti in contesti notturni nè quella di più autorevoli “colleghi” ci trova daccordo nelle conclusioni esposte dal rapporto. In aggiunta al nostro particolare approccio (che non si discosta tanto nelle pratiche quanto dalle motivazioni che ci spingono ad attuarlo) potremmo comunque far riferimento a moltissimi progetti che si sono susseguiti e ai pochi che ancora sopravvivono che i risultati li ottengono adottando un approccio misto di peer-support e competenze riconosciute o certificate. Sinceramente, e le cronache lo dimostrano, non possiamo che rilevare il danno che certe intrusioni producono e l’inutilità dei controlli di polizia a certi eventi. Se poi, come dovrebbe essere gli interventi sono finalizzati alla tutela delle persone e della collettività sia in relazione ai possibili rischi sociali che sanitari, allora dovrebbero spiegarci in che modo l’uso della forza pubblica, dotata di ben altre competenze, possa essere di soluzione agli eventuali problemi che si possono presentare (leggi qui, anche).
Monthly Archives: Luglio 2012
Droghe: moralismo dannoso
Fonte: Il Sole 24 ore e Fuoriluogo
“Dà: perdita della memoria, perdita dei riflessi, poca voglia di lavorare e vengon dei buchi così… nella pelle, da tutte le parti: un mio amico li ha avuti”. L’esilarante testo di “Talkin’ sul sesso” di Francesco Guccini, del lontano 1972, vien subito in mente leggendo l’autorevole ‘statement’ su ‘cannabis e suoi derivati’, diffuso qualche giorno fa dal Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. Sembra cambiato solo l’oggetto della paranoia: dalla sessuofobia dei politici-pedagoghi dell’Italia di allora, alla droga fobia attuale.
Una ventina di esperti di materie mediche diverse, guidati da Giovanni Sterpelloni, dicono che circola informazione imprecisa e fuorviante su marijuana e hashish che abbasserebbe la percezione del rischio associato al consumo di queste sostanze nelle giovani generazioni. Quindi rilasciano un documento che dire terroristico è quasi un eufemismo.
La cannabis causa le peggio cose: non le elenco perché facili da immaginare se si pensa agli argomenti di Gasparri, La Russa, Giovanardi, eccetera. Che certe esagerazioni le dicano i politici in cerca di consenso facile, ci sta. Che le sottoscrivano degli scienziati che difficilmente riuscirebbero a pubblicarle sulle riviste scientifiche dove ambiscono a comparire, è, quantomeno, triste. Continue reading
Alternative World Drug Report
In concomitanza con l’uscita del rapporto mondiale dell’Onu sulla droga, la campagna Count the Cost ribatte con un rapporto mondiale sulla droga alternativo che espone una valutazione dei costi e dei danni prodotti dalla war on drug.
Abbiamo tentato una traduzione dell’executive summary del rapporto nella convinzione che la divulgazione di un punto di vista rispettoso dei diritti civili, delle persone coinvolte nel traffico di sostanze e dei consumatori, sia una strada da percorrere per denunciare le mistificazioni e i danni prodotti dall’adozione di un atteggiamento meramente repressivo, nonché sensibilizzare sulla necessità di cambiare rotta. Molte delle considerazioni presentate nel rapporto non possono che far eco all’attuale situazione italiana, con buona pace della nostrana istituzione antidroga. Il castello di false certezze costruito intorno al consumo di sostanze dal dipartimento delle politiche antidroga non cederà nemmeno di fronte a questa ennesima autorevole presa di posizione ma la poca credibilità di cui ancora gode sarà nuovamente ed inesorabilmente erosa.
Aldrovandi, terminato il processo, un appello contro gli abusi delle forze dell’ordine
E’ un fatto assodato che una normativa eccessivamente repressiva, miope ed ingiusta, nei confronti dei consumatori di sostanze dia adito alla violenza nelle menti distorte di zelanti tutori dell’ordine. La violenza in un sistema proibizionista è lo strumento di controllo principe, è praticata nella lotta fra tutori dell’ordine e trafficanti o spacciatori, quest’ultimi spesso “vittime” a loro volta del mercato illegale delle sostanze, la cui valenza, soprattutto nel caso del “piccolo spaccio” è quella di “carne da macello” per le forze dell’ordine e “bassa manovalanza” – dunque sacrificabile – per le organizzazioni criminali che lo gestiscono. Senza scalfire di un millimetro tale egemonia, anzi, rafforzandola. Ma la violenza colpisce duramente anche coloro i quali si trovano nel mezzo delle due fazioni e al pari di un conflitto – perché di guerra si tratta, la “guerra alla droga” – a farne le spese sono i consumatori – o presunti tali – di sostanze ritenute illegali ma rese largamente disponibili in nome di un profitto che non interessa solo le economie mafiose. Coloro i quali si trovano ad essere più vicini a chi è colpito ma in seconda battuta l’intera società, sono vittime indirette del proibizionismo, al pari di una vendetta che lambisce concetti nemmeno troppo astratti di nemesi storica. Il proibizionismo ogniqualvolta ferisce innesca una faida che si riflette su famiglia, amici, conoscenti, attraverso danni che vanno al di là di quelli diretti. Genera mutazioni nell’intera società che vanno dalla negazione dei diritti fondamentali alla produzione di elementi patogeni quali stigma e discriminazione. Succede, è successo ma sta ad ognuno di noi lottare perché non debba più accadere.
Dopo la lunga e interminabile scia di morte cui assistiamo in nome del proibizionismo (Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Ales, Lonzi, Mercuriali, Eliantonio, Uva, Ferulli e tanti, troppi altri) si è giunti alla sentenza definitiva del processo che vedeva imputati quattro agenti di polizia accusati dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Una pena, si è detto da più parti, che non riflette la perdita di una vita – e mai potrebbe, perlomeno in termini umani – ma che ancor più svela la deriva di un sistema giudiziario che a fronte di tre anni e sei mesi di reclusione per gli agenti si sente in diritto di comminare pene simili, se non maggiori, a chi è reo di “spaccio di lieve entità” le cui modalità di individuazione vanno, in prima battuta, dalla detenzione di un quantitativo superiore alle soglie previste alla cessione e poi all’effettivo reato di vendita di stupefacenti.
Ciò che indigna maggiormente non è solo la sproporzione delle pene, la difficile valutazione di quanto dovrebbe scontare chi si macchia di un omicidio, tantomeno si vuole inneggiare al giustizialismo anzi, pur pervasi dalla rabbia ci si ritrova contrari alla funzione punitiva primaria della carcerazione. Ciò che indigna è che nemmeno dopo simili episodi non si debbano ricercare i mandanti ed agire preventivamente attraverso una completa revisione delle leggi, tanto quelle che “permettono” questi crimini quanto quelle che le ispirano. Continue reading
Produzione e mercato della Cannabis in Europa
“Questo studio mette insieme i dati disponibili per fornire un’analisi completa della produzione di cannabis e dei mercati in tutta l’UE. Esso combina le informazioni da rapporti di routine dell’OEDT – dati sui modelli di diffusione e utilizzo, sequestri, rapporti della polizia, operazioni antidroga, potenza della cannabis e prezzi del mercato al dettaglio – con la letteratura sui mercati della cannabis per creare una approfondita analisi del problema in un contesto europeo”.
Così recita il sommario relativo alla pubblicazione dell’EMCDDA (o OEDT) pubblicato lo scorso 25 giugno dal titolo “Produzione e mercato della Cannabis in Europa”. Abbiamo provato a leggerlo (qui la traduzione delle conclusioni e le tabelle in appendice) e ci sembrava giusto proporre il nostro punto di vista, soprattutto in relazione ad una questione così delicata ed importante qual è l’autoproduzione o produzione domestica di cannabis.
La coltivazione domestica in Italia solo in apparenza è meno soggetta al contrasto delle forze dell’ordine. E’ sicuramente più difficile da individuare per l’estensione ridotta o perché più facilmente occultabile (come nel caso della produzione indoor), inoltre i sequestri risultano essere inferiori in termini quantitativi rispetto a quelli di resina ma non è affatto detto che non coinvolgano un gran numero di coltivatori per uso personale (come del resto associazioni quali ASCIA hanno ampiamente documentato). In realtà, le notizie relative ai sequestri di piante sono fortemente aumentati ed in larga parte si riferiscono a coltivazioni domestiche, quasi sempre estranee al mercato criminale inteso in senso classico (come quello dominato dalle mafie), ma a volte, soprattutto nel caso di coltivazioni importanti potrebbero verosimilmente costituire un mercato parallelo.
Le considerazioni riguardanti un possibile sfruttamento o affiliazione di tali coltivatori al narcotraffico comune sono, perlomeno in Italia, di scarso valore. Continue reading
Cistì alla Metoxetamina
Cisti (o cistì) è un’espressione torinese che significa “fai attenzione”, ed è entrata nel gergo, non solo giovanile, del capoluogo piemontese. Riportiamo un’allerta del servizio di anali spagnolo Energy Control, non solo per la possibile comparsa in Italia della stessa sostanza ma rimarcando la necessità e l’utilità della diffusione dei servizi di pill-testing anche nel nostro paese. Non ci aspettiamo nulla da un dipartimento antidroga miope ed arroccato su posizioni ideologiche contrarie alla tutela della salute pubblica e dei consumatori. Ribadiamo la possibilità e la necessità di implementare servizi di analisi negli eventi autorganizzati poiché siamo certi che la salute e la sicurezza dei consumatori siano un diritto e per opporci alle logiche proibizioniste che, al contrario, li negano.
Questa informativa è rivolta in particolare ai consumatori di ketamina. Continue reading
International Association for Cannabinoids Medicines
E’ online la versione italiana di Cannabinoids Medicines, associazione internazionale per farmaci a base di cannabinoidi. E’ possibile consultare gli studi pubblicati sulla cannabis terapeutica e l’uso medico dei cannabinoidi in genere.