L’assurdo pervade le menti dei controllori al punto tale da trasformare una giornata di musica in una “insensata” mattanza. Ma è davvero sconsiderata l’azione violenta guidata dal questore di Milano alla festa a Cusago? Per noi tutti non v’è dubbio: anteporre sempre e solo la repressione ad altre politiche possibili non costituisce un atto di devianza ma la regola imposta da un sistema al quale le feste si oppongono. Pacificamente, attraverso una piena di socialità dissacrante e liberatoria che non solo crea un momento transitorio di condivisione di vedute non omologate ma che al contempo contribuisce a diffondere e sostenere. Questa è la motivazione che spinge “chi sta dall’altra parte” – quella fatta di discoteche e musica commerciale, di fabbriche fallite e dismesse perché la produzione debba continuamente sottostare alla regola del massimo profitto e case abbandonate perché se ne possano vendere di nuove e sempre più care – a reprimere e criminalizzare masse di giovani stanchi di un sistema che prevarica sulle nostre vite e i nostri destini. E’ pericoloso che si esista, lo è ancor più quando si agisce, si costituisce una taz, ci si riunisce con un passaparola e ci si diverte. Il tutto senza che “loro” possano sfruttare questa cosa per fini economici, e non importa che la produzione di senso e di valore sia immensamente maggiore dei loro soldi.
Spesso chi va a una festa non comprende appieno le motivazioni che spingono gli organizzatori ad un duro lavoro di costruzione dell’evento. Altri, continuando ad andarci, poco a poco vengono contagiati dall’atmosfera che emanano. Non è importante che tutti vi partecipino perché da subito riconoscono in questa forma un modo per spezzare le catene di un quotidiano che ci aliena. La cosa importante è che tutto ciò possa esistere, si diffonda e possa continuare ad alimentare un pensiero naturale che privilegia le persone e non l’interesse. Continue reading