Anche quest’anno, la festa della semina è un momento per raccogliere idee, riflettere, organizzarsi e preparare il terreno per il futuro.
La situazione attuale è un caos in cui tutto può accadere. Grandi sconvolgimenti sociali, frutto della crisi, hanno tra i loro effetti quello di metterci a confronto con la realtà, non potendo più permetterci comode illusioni.
Sempre di più le categorie sociali in cui per anni siamo stati costretti senza quasi accorgercene vengono meno, anche se la strada verso la parità sociale è ancora lunga, iniziamo a sentirci più simili e vicini, sopratutto nelle difficoltà.
È un buon momento per far valere i propri diritti e concretizzare lotte che partono da lontano e hanno visto mietere moltissime vittime sotto i colpi della repressione.
Siamo stanchi di vivere con il peso della paura generata dalla persecuzione. Stanchi di dover subire il disagio sociale, l’abuso di sostanze e le situazioni di spaccio; reazioni spontanee ma disorganizzate e senza speranza, che di fatto non fanno altro che contribuire a mercato nero, narcotraffico e controllo sociale, rendendoci incapaci di difenderci e contrastare i loro effetti negativi.
Stanchi di dover rinunciare a una vita libera, all’autodeterminazione personale solo per il beneficio degli avidi, solo perchè non sappiamo organizzarci. Continue reading
Festa della Semina al CSA Terra di Nessuno
Milano corteo FreeXpression Against Repression
L’assurdo pervade le menti dei controllori al punto tale da trasformare una giornata di musica in una “insensata” mattanza. Ma è davvero sconsiderata l’azione violenta guidata dal questore di Milano alla festa a Cusago? Per noi tutti non v’è dubbio: anteporre sempre e solo la repressione ad altre politiche possibili non costituisce un atto di devianza ma la regola imposta da un sistema al quale le feste si oppongono. Pacificamente, attraverso una piena di socialità dissacrante e liberatoria che non solo crea un momento transitorio di condivisione di vedute non omologate ma che al contempo contribuisce a diffondere e sostenere. Questa è la motivazione che spinge “chi sta dall’altra parte” – quella fatta di discoteche e musica commerciale, di fabbriche fallite e dismesse perché la produzione debba continuamente sottostare alla regola del massimo profitto e case abbandonate perché se ne possano vendere di nuove e sempre più care – a reprimere e criminalizzare masse di giovani stanchi di un sistema che prevarica sulle nostre vite e i nostri destini. E’ pericoloso che si esista, lo è ancor più quando si agisce, si costituisce una taz, ci si riunisce con un passaparola e ci si diverte. Il tutto senza che “loro” possano sfruttare questa cosa per fini economici, e non importa che la produzione di senso e di valore sia immensamente maggiore dei loro soldi.
Spesso chi va a una festa non comprende appieno le motivazioni che spingono gli organizzatori ad un duro lavoro di costruzione dell’evento. Altri, continuando ad andarci, poco a poco vengono contagiati dall’atmosfera che emanano. Non è importante che tutti vi partecipino perché da subito riconoscono in questa forma un modo per spezzare le catene di un quotidiano che ci aliena. La cosa importante è che tutto ciò possa esistere, si diffonda e possa continuare ad alimentare un pensiero naturale che privilegia le persone e non l’interesse. Continue reading
ALLERTA: Methoxetamina venduta come Ketamina a Bologna
Agli operatori dell’ equipe del Lab57, da anni impegnati nella limitazione dei rischi agli eventi informali, è stata ripetutamente segnalata negli ultimi 15 giorni nell’ area di Bologna e provincia, una significativa quantità di Methoxetamina che viene venduta come Ketamina (vedi la scheda info).
I consumatori riportano una durata molto maggiore degli effetti rispetto alla ketamina, a seconda della quantità consumata, si va dalle 4 ore alle 7-8 ore con malesseri prolungati, nausea, cadute rovinose, amnesie totali, scatti nervosi violenti con un tempo di recupero totale anche di 12-24 ore.
Un campione della sostanza è stato spedito in Francia presso un laboratorio universitario di fiducia, che ha confermato il sospetto che si trattasse di Methoxetamina, questa è l‘analisi spettrografica.
Sul sito di Energycontrol di Barcellona si trovano informazioni più dettagliate su dosaggi ed effetti della Methoxetamina che combaciano con i report dei consumatori che hanno contattato l’equipe del Lab57. –> Vai al link tradotto
Lo status legale di questa sostanza ne permette una alta diffusione a costi irrisori, solo il passaparola informato dei consumatori può impedire la sua diffusione, inoltre l’uso di test a reagenti colorimetrici,il Test rapido, rileva la particolare anomalia di questa sostanza, in caso di dubbi quindi SI SCONSIGLIA VIVAMENTE di usare questa sostanza che ha già provocato diverse intossicazioni in Europa.
In caso di dubbi non esitate a prendere contatto con una mail a lab57@indivia.net e in caso di malesseri chiamate subito il 118.
Free Xpression Against Repression
Milano 22/12/2012 – concentramento in P.le Cairoli ore 14:30
Il 27 ottobre a Cusago un rave party viene duramente represso con un violento attacco della celere. Il bilancio dell’operazione riporta una ragazza in coma per diversi giorni, un cane ucciso e decine di ragazz* feriti, diversi dei quali gravi. Nel sostanziale silenzio dei media, che si sono limitati a riportare il comunicato della questura, si è realizzato uno degli atti di polizia più violenti e insensati degli ultimi anni. L’operazione evidenzia chiare responsabilità da parte della Questura di Milano con l’avallo del DPA (Dipartimento delle Politiche Antidroga), responsabile di una dura politica repressiva e proibizionista. Le violenze di quel giorno, giustificate con motivazioni ipocrite sulla tutela della salute dei partecipanti, hanno avuto il chiaro intento di criminalizzare e reprimere un’esperienza libera ed auto-organizzata.
L’attacco si inquadra in un contesto più ampio di crescita delle azioni repressive, dalle quali si evince chiaramente quale sia la risposta messa in campo dalle istituzioni nella gestione del diffuso clima di conflitto sociale che stiamo respirando in Italia, come in tante altre parti di Europa. In questi mesi si assiste ad un inquietante aumento delle azioni violente da parte delle forze dell’ordine, con cariche a freddo contro persone, siano queste studenti, lavoratori o appartenenti a qualsiasi altro soggetto sociale politicamente attivo, “colpevoli” di manifestare dissenso per le politiche governative o per la difesa dei propri diritti, sgomberi di spazi sociali e di case occupate, perquisizioni, arresti e disparate misure restrittive a carico di attivisti, nel corso di operazioni repressive studiate a tavolino per delegittimare i movimenti di lotta. Continue reading
Festa del raccolto 2012
Tredici anni fa siamo partiti da una provocazione il cui scopo era quello di squarciare il velo di ipocrisia proprio del proibizionismo, denunciare le pratiche assassine di uno stato che con una legge vieta la libertà di autodeterminare le proprie scelte ma la cui politica rende possibile comprare ed assumere qualsiasi sostanza. L’importante è che rientri nella logica consumistica, ove le scelte non sono libere ma indotte, esasperate e spesso prive di qualsivoglia coscienza ed autocontrollo, soprattutto in menti poco inclini alla critica, strumento dialettico che sempre più si vorrebbe reprimere nel nome dell’omologazione finalizzata al profitto (dei pochi). L’esperienza estatica del consumo è sfruttata ad arte per fini di controllo sociale e poco importa che i danni generati vadano a discapito dell’intera collettività, minando la diffusione di anticorpi naturali in grado di limitare i rischi di abusi e dipendenze, ma soprattutto aumentandone notevolmente la portata attraverso la repressione ed il carcere per i singoli consumatori e alimentando la criminalità che costituisce un male non necessario per l’intera società. Tuttavia, sebbene il consumo di sostanze abbia assunto proporzioni di massa, pur gravato dall’azione deleteria delle logiche proibizioniste, è ormai chiaro come nella maggioranza dei casi si risolva in consumi affatto problematici o nella remissione degli stessi.
La guerra alla droga, iniziata per meri fini di protezionismo economico si è evoluta attraverso la spettacolarizzazione dei consumi in uno strumento di controllo sociale e di gestione occulta degli introiti economici che ne derivano. In un simile scenario, l’attività utilizzata per garantire gli obiettivi ha una sola declinazione: la violenza.
La violenza in un sistema proibizionista è lo strumento di controllo principe, è praticata nella lotta fra tutori dell’ordine e trafficanti, quest’ultimi spesso “vittime” a loro volta del mercato illegale delle sostanze, la cui valenza, soprattutto nel caso del “piccolo spaccio” è quella di “carne da macello” per le forze dell’ordine e “bassa manovalanza” – dunque sacrificabile – per le organizzazioni criminali che lo gestiscono. E la repressione operata non sposta di un millimetro tale egemonia, anzi, la rafforza. Ma la violenza colpisce duramente anche coloro i quali si trovano nel mezzo delle due fazioni e al pari di un conflitto – perché di guerra si tratta, la “guerra alla droga” – a farne le spese sono i consumatori – o presunti tali – di sostanze ritenute illegali ma rese largamente disponibili in nome di un profitto che non interessa solo le economie mafiose. Coloro i quali si trovano ad essere più vicini a chi è colpito ma in seconda battuta l’intera società, sono vittime indirette del proibizionismo, al pari di una vendetta che lambisce concetti nemmeno troppo astratti di nemesi storica. Il proibizionismo ogni qualvolta ferisce innesca una faida che si riflette su famiglia, amici, conoscenti, attraverso danni che vanno al di là di quelli diretti. Genera mutazioni nell’intera società che vanno dalla negazione dei diritti fondamentali alla produzione di elementi patogeni quali stigma e discriminazione, all’intromissione e sconvolgimento dei naturali processi autoregolativi nelle persone.
Nell’odierno e desolante panorama che le istituzioni nostrane ci costringono a subire, i germi patogeni si moltiplicano nelle forme ristrette ed ottuse del riduzionismo scientifico creando una falsa dottrina asservita alla morale ed all’ideologia proibizionista, ove pratiche consolidate di riduzione del danno, pregne di evidenze nel raggiungimento degli obiettivi si vorrebbe non trovassero spazio alcuno nella gestione e soluzione dei consumi problematici. Ma, anzi, rendendo potenzialmente problematici tutti quei consumi che “naturalmente” non lo sarebbero. Continue reading
Assemblea Nazionale Antiproibizionista
via Montelungo, 7 – PISA
EX-COLORIFICIO OCCUPATO
ORE 11 accoglienza, saluti, presentazioni, valutazioni sull’anno appena trascorso
ORE 13 PRANZO
ORE 15 assemblea generale di analisi e progettazione (proposte&idee) per il futuro
ORE 20 CENA
ORE 22 FESTA MOSTRE VIDEO
seguirà programma serale più dettagliato
Visualizzazione ingrandita della mappa
I consumatori di sostanze, di fatto, vengono sottoposti a leggi speciali che li rendeno delle persone di serie B, sono una categoria di persone discriminata la cui vita può valere meno di un cittadino normale, come in un sistema di apartheid. Di conseguenza gli antiproibizionisti ereditano un grande stigma sociale che discende dalle normative sugli stupefacenti. Di fatto la questione proibizionismo è totalmente esclusa dallo scenario politico nazionale, lavorare a questo livello è molto difficile, pur ritrovando numerosi politici in parlamento che fanno segretamente uso di droghe. All’interno degli stessi movimenti sociali al cui interno si consuma più o meno palesemente, spesso non viene presa in considerazione la voce degli antiproibizionisti. Questa,dove è riuscita ad organizzarsi, ha fatto e fa fatiche enormi nell’abbattimento di pregiudizi sui consumatori di droghe. Per non parlare di quei pezzi di movimento che, senza ragionare sui mastodontici interessi economici e di potere che ruotano intorno alla vicenda, considera gli antiproibizionisti buoni solo a divertirsi e a fare feste. Gli attivisti antipro si ritrovano a dover fare di più di altri soggetti al fine di essere considerati credibili politicamente. Come gli ultimi degli utilmi della società, insieme a immigrati e pazzi, si ritrovano a dover lottare più di altri, anche negli ambiti di vita famigliare. È accaduto anche che la questione proibizionista abbia spaccato collettivi, centri sociali e movimenti.
E’ necessario fare chiarezza.
Gli antiproibizionisti affermano che le responsabilità fondamentali della degenerazione dei contesti dove si usano droghe è dovuta oggi alle politiche proibizioniste con il loro portato di ignoranza, oscurantismo e violenza insensata e sproporzionata, e che l’utilizzo di droghe è un fenomeno storicamente e geograficamente universale, mentre le leggi contro gli stupefacenti sono un’esperienza relativamente recente. L’avvento della cultura del consumismo, abbinata al proibizionismo planetario made in USA, ha prodotto pesanti effetti umani, economici e sociali in questo utimo mezzo secolo, favorendo la nascita di modelli di consumo e di stili di vita tendenti all’abuso ed alla dipendenza, in altre parole ad un consumo sfrenato, con il beneplacito ed il profitto delle narcomafie. Con la censura della libera circolazione delle conoscenze e la repressione del traffico di droghe i governi, d’altro canto, hanno la possibilità di accrescere il loro potere di controllo potendo entrare violentemente nella vita privata di chiunque senza che se ne sappia molto in giro. In questo quadro non viene lasciato spazio allo sviluppo di una culturale critica e consapevole tra le persone, anzi con la persecuzione si costringe alla clandestinità o alla marginalità il consumatore di sostanze illegali.
La rete nazionale antiproibizionista deve essere espressione e motore di tale cultura così scomoda e l’assemblea nazionale antiproibizionista un momento di socializzazione e diffusione della cultura antiproibizionista consapevole che dovrà lottare più duramente di altri per vedere affermate nella storia le sue istanze.
La ripresa dei movimenti antiproibizionisti
Fonte: Nuova Società
di Paolo Sollecito
Questo articolo esce dopo i fatti di Cusano (le cariche, gli arresti e una ragazza di 22 anni in coma) ma l’intervista è stata fatta precedentemente. Non si parla di questi eventi solo per un motivo temporale e non per una scelta della testata o dell’intervistato.
La prima persona che incontriamo nella nostra inchiesta sulle sostanze è Franco D’Agata, psicologo e psicoterapeuta della “Gestalt” (corrente che nacque e si sviluppò in Germania agli inizi del XX secolo). D’Agata lavora anche in un progetto di educativa di strada con i giovani del quartiere Castello di Nichelino ed è un militante antiproibizionista del “Centro Sociale Gabrio”, gruppo da sempre attivo nell’ambito dei diritti dei consumatori di sostanze.
A molti sembrerà difficile conciliare il ruolo di psicoterapeuta che aiuta le persone con problemi legati alle dipendenze con quello di attivista che si batte per la legalizzazione delle sostanze. E’ una contraddizione o le due cose sono legate?
Gli obiettivi del Gabrio come “Sportello Infoshock” e come “Rete 2012, la Fine del Mondo Proibizionista”, riguardano rivendicazioni politiche, ma non facciamo solo questo. Portiamo avanti anche pratiche che riteniamo adeguate per far fronte all’aumento dei consumi. Noi sosteniamo attivamente le politiche di “prevenzione” e di “riduzione del danno”. Come vedi tutto si lega direttamente con il mio lavoro, i due ruoli sono tutt’altro che incociliabili
Ma cosa vi spinge a fare un lavoro che, sulla carta, dovrebbero fare i servizi sociali?
Infatti i servizi non lo fanno o solo in minima parte. Guarda, se le politiche internazionali sulle droghe si basano sui quattro pilastri: prevenzione, cura, riduzione del danno, repressione. Di fatto in Italia la forma di intervento che assorbe i tre quarti degli investimenti è la repressione. Lo stato investe dieci centesimi di euro per abitante in prevenzione, una cifra ridicola se paragonata alla media europea. Noi alla luce di questa cosa pensiamo invece che la prevenzione e la riduzione del danno non debbano essere legate a forme di controllo sociale, ma agite nel rispetto delle scelte individuali e con interventi diretti nei luoghi di consumo
Quindi pensi che con una maggiore consapevolezza diminuiscano i consumi?
Accetto la provocazione, ma le cose non sono così meccaniche. Se cambia il contesto sociale, se cambiano i modelli culturali che sono alla base della nostro vivere, se il consumatore non viene più visto come un malato o come un criminale, allora da un lato la società si renderebbe più accogliente e inclusiva e dall’altro il consumatore non si sentirebbe una vittima. Questo si rifletterebbe anche sul modo di consumare
Voi fate iniziative come la “feste della semina” o del “raccolto” che partono da azioni considerate illegali, almeno in Italia. Come vi rapportate alla cultura della legalità che imperversa anche nel mondo della sinistra parlamentare?
Ed è proprio questa cultura della legalità che causa fenomeni come il narcotraffico globalizzato e a questo noi contrapponiamo un modello di condivisione e di autoproduzione delle piante proprio per rompere gli schemi del mercato dello spaccio Continue reading